Quando i sequestri hanno raggiunto una gravita' tale da non poter essere piu'
ignorati, i primi ingranaggi della burocrazia politica si sono messi in moto,
anche se in maniera alquanto farraginosa. Sono numerose le interrogazioni parlamentari presentate sotto l'"effetto" del crackdown, che purtroppo a distanza di
4 anni rimangono lettera morta, lasciando ancora una volta la telematica
amatoriale e i fornitori non commerciali di servizi telematici in balia di
una legislazione tagliata su misura degli interessi economici dei mercanti
del software. La prima interrogazione parlamentare in merito al Fidonet Crackdown, redatta insieme a rappresentanti del coordinamento Fidonet, e' presentata alla camera il 19 maggio su iniziativa dei deputati riformatori Elio Vito, Emma Bonino, Marco Taradash, Lorenzo Strik Lievers, Giuseppe Calderisi, Paolo Vigevano. Segue a ruota l'interrogazione presentata al Senato il 31 maggio, su una bozza di testo realizzata da rappresentanti della rete PeaceLink. L'iniziativa di questa seconda interrogazione e' dei senatori De Notaris, Ronchi, Di Maio e Rocchi, del gruppo Verdi-Rete. Il 21 giugno alla camera anche il deputato di Rifondazione Comunista Martino Dorigo presenta una interrogazione in merito ai sequestri Fidonet. Il 3 giugno 1994 viene sequestrato anche il nodo centrale della Rete PeaceLink: in seguito a questa vicenda vengono presentate due interrogazioni parlamentari specifiche per il caso PeaceLink. La prima interrogazione e' presentata al Senato da Pietro Alo', affiancato alla Camera da un'altra interrogazione dell'onorevole Maria Celeste Nardini. |
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