memory check
sai.. quando parti, e ti vengono le insicurezze, le paranoie.
voglio riabbracciare i miei cari (cit.)
mi ero promesso di fare una passeggiata con papà questo sabato. poi l’ho anticipata a stamattina.
ma non abbiamo fatto una passeggiata tradizionale. siamo stati la mattina insieme.
gli ho chiesto se aveva voglia di venire a casa mia e mettere due tasselli per appendere un quadro.
e lui c’è venuto volentieri.
una cosa del genere poteva anche essere vista in maniera negativa. come dire: io ti sfrutto. ma non è questo. io l’ho fatto per te. perché so che ti fa piacere.
la macchina di papà stava al parcheggio dietro il tribunale vecchio.
mentre camminavamo verso la macchina, ho intravisto la zingara di turno.
e ho pensato “chissà che dialogo scontroso (nel senso di freddo) avranno se lei prova ad attaccare bottone con mio padre”.
a 1 metro dalla macchina, la zingara ha chiesto “signore, va via?”
mio padre “che premio mi dà ?”
e hanno fatto un breve scambio di frasi, al seguito delle quali entrambi hanno riso, e come per miracolo la zingara ha parlato con parole che io non avrei mai immaginato.
mi sembrava una signora.
sono salito in macchina. stupito ancora una da volta da come erano errati i miei pregiudizi.
nel frattempo, ho sentito la zingara tornare in sè, e dire ad una signora qui vicino (signora che voleva il resto), lo stesso discorso che fece a me tipo l’anno scorso “tu.. sei un bravo ragazzo, lavoratore, ma c’hai un pensiero in testa”…
siamo arrivati a casa mia, e io già avevo fantasticato di proporre a papà di restare a pranzo lì, da soli io e lui, visto che avevamo la spesa in macchina e mamma restava al mare con la nonna.
abbiamo messo i tasselli.
anzi, direi piuttosto che ho imparato delle cose.
ecco perché il normale chiodo non entrava. l’intonaco era troppo poco spesso, c’era subito il mattone. ci voleva per forza il trapano.
non mi sono innervosito per niente. in genere in queste situazioni mi viene da fare le cose di fretta, voglio che le cose finiscano presto e bene, e mi innervosisco se sono costretto a “rallentare”.
stavolta no. complice, probabilmente, anche la lontananza dall’ufficio. che sto man mano definendo sempre più chiaramente come un luogo dove la mia vita diventa più brutta.
poi, visto che papà era lì, mi è venuta voglia di fare altre cose con lui.
volevo aggiustare la zanzariera, ma mancava un pezzo.
abbiamo rimesso le tende in camera mia. sono rimasto stupito dal fatto che i “pezzi” ci fossero tutti, sparsi per il balcone, e che miracolosamente niente era stato buttato.
ho proposto a papà di pranzare lì, ma evidentemente non è stato molto entusiasta. e io ovviamente non ho insistito.
durante il viaggio di ritorno verso casa “nostra” ho chiesto timidamente a papà alcune cose. non ho fatto proprio precisamente le domande che avrei voluto.
abbiamo pranzato insieme. pasta con pesto e ricotta. mi sono abbottato, non ho voluto cucinarmi l’hamburgher. ma gli ho fatto il caffè. sto imparando a mettere sempre un po’ più di acqua, in modo che quando il caffè esce arrivi quasi al “limite” anziché fermarsi troppo presto.
ora lui è in camera sua, nel suo studio. e sta scrivendo mail.
io sono andato da lui e gli ho chiesto qual era il suo brano preferito.
lui si è imbarazzato. mi ha detto “non mi sento”. ha detto che era una domanda difficile.
e poi, è una cosa un po’ “a momenti”.
ovviamente non ho insistito.
allora metto qui un video, perché mi ricordo che quando stavo vedendo con lui una videocassetta.. anzi, la stavo vedendo io, da solo, poi lui si è aggiunto.
era “live in berlin” di roger waters. con lo speciale di red ronnie.
e c’era un video .. sulla caduta del muro.
papà si era commosso tanto.
httpv://www.youtube.com/watch?v=ZVItPrpZGhU&feature=related
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