Archive for August, 2011
La custodia
(dalla rivista Chitarre, n. 90, Settembre 1993)
Robert Fripp: “[…] Ricordo che il batterista mi diceva che quando stava a Londra – che era abbastanza inospitale a quel tempo – scoprì che vi erano due tipi di persone che non sarebbero mai state picchiate dalle bande di teppisti locali: le cameriere e i musicisti”.
Vernon Reid: “E’ buffo. Ricordo che quando ero giovane ero solito provare in alcune delle peggiori zone di New York, e nessuno mi ha mai toccato. Ho visto cose piuttosto orribili, ma ne sono sempre rimasto fuori. Semplicemente attraversavo tutte queste scene con la mia custodia per chitarra e non sono mai incorso in alcun problema. Mi sono sempre sentito sicuro per qualche motivo”
Ho sempre ripensato alle parole di Vernon Reid. Ovviamente solo per questa intervista mi potrei classificare come un fan dei Living Colour, anche se non ho mai ascoltato un loro brano, ma posso rimediare presto.
Anche io mi sono sempre sentito protetto dalla mia custodia per chitarra.
La custodia su cui è attaccato un adesivo “TU sei più forte di qualunque droga”.
Un amico mi disse che era una bellissima frase, ma che non era vera.
Beh, difficile dire chi abbia vinto 🙂
Mi piacerebbe saper suonare un brano del genere.
Se fossi improvvisamente circondato da teppisti, potrei dire “ALT fermi tutti.”. Potrei tirare fuori la chitarra e suonare questo pezzo.
Forse mi salverei
httpv://www.youtube.com/watch?v=6lbvSBNLLoo
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jam
secondo me, per le edizioni future, non andrebbero mischiate persone con strumenti elettrici con persone con strumenti acustici
parlo a ruota libera.
ieri avevo forse più bisogno di suonare “io” che di accompagnare.
ma mentre accompagnavo, ho fatto dei paragoni.
mi è sembrato che.. fosse una metafora della vita, quasi.
in cui devi, a volte, supportare gli amici. fare quasi l’operaio di qualcosa (l’operaio-amico, l’operaio-accompagnatore, l’operaio-prestasoldi, l’operaio-autista, …)
ci trovavo un senso di “missione”.
poi però ho dovuto interrompere.
non mi stava piacendo.
sentivo che c’erano note stonate. ma proprio stonate tecnicamente. tra me, gli altri.. forse ero anche un po’ stanco.
e c’era pure qualcuno a cui puzzavano i piedi
e anche questa è una metafora della vita.
ecco quello che faccio, abitualmente, davanti al confronto con la vita :))
rimando, rinuncio. mi metto a guardare.
mi metto ad essere spettatore
ma è così male aspettare il momento giusto per affrontare determinate cose? magari aspettare il momento in cui ti senti non-depresso e invece pieno di vita?
mi resta un ricordo.. proprio per tutte queste cose che ho scritto, mi resta un ricordo di ieri.
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Un genio
o forse semplicemente un ubriacone.
Spesso non sono sicuro di capire. una persona che mi sta parlando, un film, un libro.
Spesso mi sembra che quella tal scena dovrebbe avere, per tutto il resto del Mondo, un significato univoco, chiaro. Ma per me non lo è.
O meglio non mi arriva. E quasi guidato da un’ansia “oddio devo trovare una spiegazione per forza” riesco a trovarne una.
INTRODUZIONE.
Un conferenziere aveva deciso di dimostrare una volta per tutte a un gruppo di alcolizzati che non esiste flagello peggiore dell’alcool. Sul palco, aveva davanti a sé due recipienti pieni di un liquido incolore, apparentemente identici.
Disse che uno conteneva acqua schietta, l’altro alcool non diluito. Mise un vermetto in uno dei recipienti, e tutti video che, dopo aver galleggiato un poco, esso si dirigeva verso la parete del vaso e poi si arrampicava fino all’orlo. Il conferenziere allora lo prese e lo mise nel recipiente pieno d’alcool. Davanti agli occhi di tutti, il verme si disintegrò. “Ecco” disse l’oratore. “Quale morale se ne può trarre?”
Dal fondo della sala si udì distintamente una voce: “Che se bevi alcool ti vanno via i vermi”
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Quale dovrebbe essere il messaggio? Perché io ci ho letto questo:
il conferenziere era sicuro di sè. era convinto di avere la verità , e che la gente avrebbe appreso da lui questa verità . ossia che l’alcool è male.
invece l’ubriacone in fondo alla sala gliel’ha messa al culo. perché ho trovato una cosa bella
 lì dove non era previsto che ci fossero cose belle.
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2 commentsintercept
a volte mi sento come se volessi vivere due vite distinte
come se ci tenessi a nascondere certi aspetti della mia vita. o per pochi intimi
e poi si creano piccoli blocchi , come ad esempio “che faccio su facebook? addo mio zio, mia zia, oppure no?”
istintivamente ti viene voglia di no, di non farlo. però ti costringi ad accettare dei piccoli conflitti.
–
ieri ho visto che mia nipote Giulia ha facebook.
un po’ ne sono rimasto affascinato. pensavo.. che è bello avere un collegamento con una persona così più piccola, che appartiene ad un mondo così diverso.
non è solo un modo per accedere a informazioni.
è anche un modo per darne..
un modo per permettere a certe persone di conoscere qualcosa in più di me.
quindi.. ben venga questo blog. ben venga facebook.
sembra che sia un aiuto per rivelarsi per quello che si è.
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