Jan 30
doveva essere una cosa bella
mi è successo n volte
tipo.. sto in macchina con qualcuno, questo qualcuno inizia a sciorinare una serie di brani musicali, magari mi chiede se ne conosco qualcuno; ma sostanzialmente non sembra interessato al fatto che io li stia apprezzando oppure no. che io stia bene oppure no. che io mi senta soggiogato oppure no.
voglio dire: se fosse stato senza di me in quel momento, si sarebbe comportato alla stessa maniera.
oppure a Capodanno, dove qualcuno si mette davanti al PC e monopolizza la scelta della playlist della serata, senza dare l’idea di voler far partcipare anche gli altri.
ho sempre vissuto male questi episodi. ma probabilmente è un discorso più ampio.
ci sono persone che, a pelle, mi hanno sempre e subito trasmesso una certa propensione a condividere (o forse dovrei dire meglio: convivivere) le cose, non solo la musica. A vivere veramente certi momenti “alla pari”. definirei queste persone dei comunisti sociali 🙂
altri invece (tipicamente con un forte carattere), mi hanno sempre dato l’idea di non preoccuparsi più di tanto di saper leggere lo stato d’animo dell’altro.
figuriamoci, quindi, avere un’idea dei suoi gusti.
Agli occhi di un osservatore qualunque, vista in mezzo ai suoi compagni di giochi molto più socievoli, Judy, una bambina di quattro anni, potrebbe sembrare un classico tipo da tappezzeria. Quando è il momento di giocare, esita a prendere parte all’azione e ne resta ai margini invece di immergersi in essa. Tuttavia, Judy è un’abile osservatrice della politica sociale nell’ambito della sua classe di scuola materna – forse la più sofisticata, fra tutti i suoi compagni, nella comprensione dei sentimenti altrui.
Questa sua dote emerge soltanto quando l’insegnante riunisce Judy e i suoi coetanei per fare quello che essi chiamano il Gioco della Classe. Questo gioco – che consiste in un modellino dell’aula di Judy, come una casa di bambole, con figurine che hanno al posto della testa delle piccole fotografie dei bambini e dell’insegnante – è un test per valutare la percettività sociale. Quando l’insegnante le chiede di mettere ciascun bambino nella zona della classe dove esso ama di più stare – l’angolo delle attività artistiche, quelle delle costruzioni, e così via – Judy è in grado di farlo con grande accuratezza. E quando le si chiede di mettere ciascun bambino insieme a quelli con cui ama di più giocare, Judy sa mettere insieme tutti gli amici migliori.
(from Daniel Goleman, “Intelligenza emotiva”)
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