Tributo a Paolo Gallo
Lo vedo di rado, forse una volta ogni 6 mesi.
Oggi ero in giro con blended, abbiamo beccato Paolo seduto fuori un baretto in via Colonna. Ho notato la fede, io non sapevo niente. Ho realizzato presto che si era sposato con una ragazza di colore, e li’ c’era il relativo pargolo con un mitra giocattolo.
Paolo e’ stato fondamentale nella mia vita musicale. Ora non suona piu’, lavora da anni sulle piattaforme, in Africa.
Mi ricordo che tanti anni fa ero andato a casa sua sempre con blended (loro suonavano insieme), Matteo si era allontanato chissa’ a far cosa e io sono rimasto nella stanza con Paolo. All’epoca lui viveva proprio accanto al Capannone.
Era molto calmo, era seduto alla batteria, con i gomiti sulle ginocchia e le mani che gli reggevano il mento. Io gli facevo domande, ero totalmente intrippato per la batteria.
Ero ancora alle medie, mi ricordo che sul libro di Musica c’era una pagina con le descrizioni degli strumenti musicali e io avevo scritto i nomi di tutti i batteristi che conoscevo vicino al disegno del charleston. Il piu’ importante era senza dubbio Mike Shrieve,
che mi aveva stregato col suo assolo di batteria su “Soul Sacrifice”, Santana, Woodstock 1969.
Io chiesi a Paolo: “Ma.. la batteria… e’ una percussione?”
“Si’, fa parte delle percussioni”.
Un altro ricordo che ho, e’ di un pomeriggio che sono entrato nel Capannone e Matteo e Paolo stavano suonando.
Paolo aveva una batteria bianca, non ricordo la marca. Mi ricordo che il charleston era “Meteor”.
Paolo chiedeva a Matteo di suonare in continuazione una canzone… non ricordo bene, secondo me era di Baglioni. E’ stato Paolo a farmi conoscere il disco “La vita e’ adesso”, in particolare “Tutto il calcio minuto per minuto”.
Per un periodo, nel Capannone c’erano due batterie e due batteristi. Nando era l’altro. Nando era piu’ pirotecnico, probabilmente piu’ sciolto… ma in fondo io ho sempre preferito Paolo. Aveva classe. Forse e’ stato lui ad insegnarmi il valore di un tocco secco e preciso.
Comunque quegli anni per me erano magici, non so se successivamente ho vissuto qualcosa di lontanamente simile.
Mi viene in mente una frase di Leonardo (credo): “Le lontananze si tingono di azzurrino”.
Io ho sempre inteso “lontananze” nel tempo, ricordi. I ricordi di quei tempi per me sono come sogni. E quando ci penso vedo solo scene, senza audio. Magari qualche frase qua e la’, qualche suono.. ma con un po’ di riverbero.
Quando lo sentivo suonare, mi meravigliavo di un fatto: per me i colpi di rullante erano veramente forti, e mi chiedevo: “Come fa a non sbattere le ciglia ogni volta?”.
Un’altra volta ero andato a casa sua nuova, ero praticamente chitarrista all’epoca. Lui mi aveva fatto sentire un sacco di dischi di Van Halen. Si gasava tantissimo, mentre ascoltava faceva dei mimi, fingeva di essere Van Halen.
(Il fratello di Paolo, Andrea, suona ancora la chitarra. Infatti li chiamavamo “fratelli Van Gallen”).
Mi diceva che gli accordi di Eddie erano sempre particolari. In effetti tutto si puo’ dire di lui tranne che sia scontato. Almeno fino a 1984!
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