Finalmente siamo arrivati nel campo, non pensavo me stesso come profugo. All'inizio per il
campo vedevo delle famiglie kosovare con i vestiti tra le mani, che si mettevano nelle
loro tende, alcune non erano finite ancora e nelle loro facce si leggeva: "Oh! Anche
questa l'abbiamo provata". Dopo nella mensa li vedevo mettersi in fila per mangiare.
La sera il campo splendeva dei bambini, alcuni di loro ci facevano allontanare dalla mente
le cattiverie della guerra, giocando e cantando con gli italiani che erano arrivati
volontari, come angeli ci facevano ridere. Finalmente il nostro inferno dembrava meno
terrificante. I kosovari davanti al televisore ad ascoltare le notizie. Ho visto gente di
tutte le parti del Kosova, con la faccia triste. Dopo le notizie si allontavano a piccoli
gruppi. Ho udito qualcuno dire: "quest'uomo ha massacrato la nostra famiglia".
Qualcun'altro camminava triste, poi dopo � svenuto... Oh! Non riuscivo a dormire. Alcuni
giorni dopo un gruppo di italiani si preparava alla partenza. I kosovari piangevano, una
ragazza ha sussurato ad un italiano: "Perch� piangi? Non devi piangere, stai andando
nel tuo paese, nella tua casa, nella tua famiglia. Noi non abbiamo dove andare, non
abbiamo la nostra casa, non sappiamo dove si trovano le nostre famiglie". Per� dopo
la giovane si mise a piangere con lui. E' arrivato il giorno che si � aperta la scuola
"Kosova liberi". Oh! Che giorno. I bambini ridevano, correvano, cantavano
dicendo "Almeno un'altra volta andiamo a scuola". Ma una grande notizia ci ha
fatto gioire: "La Pace". Nelle strade del campo si abbracciavano i kosovari,
alcuni piangevano, altri ridevano dicendo "Finalmente � arrivato il giorno della
libert�". In questo momento vedo le famiglie kosovare partire per il Kosova,
salutando gli italiani in questo modo: "Grazie e che Dio vi benedica!".
Berim Bllaca
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Gli ultimi anni nel Kosova ci sono state molte cose tristi, hanno lasciato troppe madri
senza figli, molte donne senza mariti, molti bambini senza la madre. Troppi massacri
terribili hanno lasciato le madri senza i loro figli. La polizia serba maltrattava chi
vedeva per le strade, in scuola. A me hanno picchiato il pap� e la mamma davanti ai
nostro occhi. Questo � accaduto quel giorno che ci hanno cacciato dal Kosova per
l'Albania. Un mese prima ci avevano cacciato dal villaggio. Abbiamo dormito per le strade
di prizrenit, ma ci� � soltanto una piccolissima parte della nostra sofferenza. Siamo
poi ritornati a casa senza troppa difficolt� da parte dei serbi, rimanendo circa un mese
con tanta paura e tanta ansia. Le azioni della polizia serba restavano nella nostra testa.
Eravamo circondati dagli autoblindi, dai camion dei paramilitari pericolosi. Dopo queste
cose terribili che abbiamo passato per un mese intero, un giorno sono entrati i serbi
nella mia casa, ed in tutte le case del villaggio. Ci chiedevano dove stavano i mariti.
Poi hanno cercato dei soldi. Alla fine picchiavano chiunque e ci matrattavano. Colpivano
mio padre senza pieta�, la mamma, lo zio e sua moglie. Hanno poi chiuso mio padre in una
stanza per ucciderlo. Mio padre gli ha dato dei contanti, una forte somma per liberarci.
Cos� mal ridotti siamo partiti per l?Albania. Durante il viaggio abbiamo assistito nostro
malgrado a delle cose terribili. Finalmente poi siamo arrivati in Albania. Qui ci troviamo
nel campo italiano. Sono circa due mesi che ci troviamo in questo posto., ci troviamo
molto bene. Ma in noi sta bruciando l'anima, il cuore per il Kosova. Adesso che � entrata
la Nato, noi dobbiamo tornare nelle nostre case. Ma non siamo sicuri, la paura delle mine
ci perseguita insieme alla paura delle bombe e di tutti i mezzi della guerra, mine che si
trovano in ogni parte del Kosova. Ma spero che finir� bene.
Shrendje Krasniqi Xerxe
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Grandi cose ha sofferto il Kosova. Fino a questo momento abbiamo visto e sentito quanto di
peggio per il Kosova sanguinante e massacrato. Abbiamo visto all'azione tutte le varie
armi che aveva l'occupatore serbo in Kosova. Abbiamo sentito saltare le mine che
l'occupatore serbo ha sparso in ogni dove nella nostra Patria e nelle nostre case. Hanno
picchiato migliaia di giovani ed hanno ucciso persone di tutte le et�. Hanno bruciato e
maltrattato migliaia di persone, donne, ragazzi, bambini. Troppi bambini. Non esistono
parole per descrivere. Le troppe cose che ci sono accadute nel Kosova, troppi orfani,
troppe madri senza i loro figli, sorelle senza i loro fratelli. I serbi ci hanno affogato
la sorella, siamo rimaste sole. La polizia ci ha messo tre volte fuori della nostra casa:
"Andate fuori, andate in Albania pwerch� quello � il vostro posto!". Siamo
arrivati fino a Prizren. l' siamo rimasti due giorni per le strade, senza pane, senza
acqua. Adesso, dopo due settimane, siamo tornati nella nostra casa, ma sono venuti di
nuovo. Hanno detto "Ve ne andate con le buone o con le cattive" Sono andati via,
dopo tre settimane sono ritornati, hanno preso tutto nella nostra casa, i soldi, l'oro, le
collane, gli anelli ed altro, tutto quello che possedevamo, permettendoci poi di scappare
in Albania. Per miracolo siamo arrivati al confine, e li ci hanno preso tutti i soldi che
possedevamo: "Tutti i soldi che avete!". Noi abbiamo risposto. "Gi� li
avete presi i soldi, quando siamo usciti dal villaggio". A questo punto ci hanno
sequestrato i documenti, e ci hanno picchiato trattenendo i nostri giovani fino a quando
non abbiamo trovato mille marchi che ci avevano richiesto come riscatto. Poi liberati,
siamo andati a Kukes. L' siamo rimasti per una notte. Pi� tardi ci ha trovato l'esercito
italiano, che con i camion ci ha portato nel campo italiano. Sono circa due mesi che siamo
qui, e si sta benissimo. Gli italiani ci danno tutto quello di cui abbiamo bisogno. C'�
anche l'ospedale, ci sono le scuole per i bambini, ma adesso ci stiamo preparando a
partire per il Kosova, la nostra patria. Le nostre case che abbiamo lasciato, sono minate.
Ci uniamo all'Uck, che tenendo le loro posizioni hanno permesso forse di ritrovare
qualcosa. Chiss� se sar� possibile ritrovare tutti quelli che abbiamo lasciato, forse li
hanno uccisi, le case distrutte e saccheggiate. Hanno preso tutto ci� che era possibile
prendere. Poi hanno bruciato, messo a fuoco le case. Ma quando torneremo nel Kosova le
ricostruiremo di nuovo. La nostra cara Patria non la possiamo dimenticare. Siamo nati l�.
Anche voi italiani, non dimenticate noi e la nostra libert�.
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E' stata in un giorno di novembre la fine di un uomo grandioso. Egli si chiamava Adem
Jashari e combatteva giorno e notte per liberare il nostro amato Kosovo. Noi siamo felici
perche' molti nostri soldati portano il glorioso nome di ADEM il nome del grande eroe. Chi
lo merita porta nel cuore il suo nome ed e' il cuore dei guerrieri dell'UCK che insieme
liberano il nostro amato Kosovo. Forza grande Jashari! Forza grandi guerrieri dell'UCK!
Anche i miei genitori sono stati ammazzati, anche il mio bel fratello, ed io che sono
soltanto una bambina non ho altri fratelli che possano aiutarvi a liberare il nostro amato
Kosovo.
Arlinda Musliu, di anni 8, da Mitrovica - Kosovo.
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