IL DIARIO DI VIAGGIO

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CALENDARIO
20/06 21/06 22/06 23/06 24/06
25/06 26/06 27/06 28/06 29/06
30/06 01/07 02/07 03/07 04/07

 

 

 

Pescara, 20/06/1999

Ritrovo al Punto Blu dell’autostrada
Il pulman � in ritardo. Partito da L’Aquila � passato per Teramo, arriva a Pe alle 11,00. Altre due fermate, Lanciano e Gissi, per caricare altri due gruppi. Alla fine saremo 39 volontari: funzionari regionali, Levantino e Francesco, ASL, ANA, Protezione Civile e agesci.
Durante il viaggio arriva una chiamata: il pc del campo � rotto per un fulmine che ha guastato il trasformatore. Chiamo al cellulare Zot e Best e mi faccio indicare un centro commerciale aperto in zona. Gli unici sono a Termoli, ma non vendono pc. Anche il tentativo con Anna va a vuoto.
Riprendiamo il viaggio rimandando il problema.
Brindisi ore 18,00
Arriviamo sotto un diluvio tremendo. Assistiamo all’attracco del traghetto da cui sbarcano alcuni scouts del Veneto. Scambio di saluti, ci danno delle informazioni e ripartono in pulman.
L’imbarco va per le lunghe; la polizia ha trovato una automobile che risulta essere demolita in italia. Il conducente viene fermato e la macchina non viene fatta sbarcare.
Alle 21.00 riusciamo ad imbarcarci e scopriamo che la Regione, per taglio dei fondi, non ha preso cabine, ma poltrone. Sale il malcontento. Alcuni di noi decidono di pagarsi le cabine pur di dormire alcune ore. Le cabine sono 1,50 per 1,50, due cuccette a elle ed un lavandino. Niente finestre. Le lenzuola avranno forse un cambio mensile, se va bene. Ma ci sembra cmq una reggia, ci buttiamo sopra e ci addormentiamo praticamente subito.
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Valona, 21/06/99 ore 7,00

Sette ore di traversata pi� quasi due ore a girotondo nel golfo, finalmente intorno alle 8,30 attracchiamo al porto di Valona. A vedere le navi attraccate la nostra � superlusso; c’� da chiedersi come facciano ancora a galleggiare. In compenso decine di carcasse affiorano qua e l� in mezzo al porto.
Sbarchiamo. Subito alcuni albanesi si offrono, a pagamento, di portarci gli zaini. La polizia di Valona sta a guardare, mentre una pattuglia della S.Marco controlla la situazione.
Arriva il pullman, con due jeep della polizia di scorta. Attraversiamo Valona di corsa, senza fermarci (questioni di sicurezza). Una citt� completamente allo sbando. Ci dicono che in tutta la citt� esiste un solo semaforo funzionante, ed ovviamente lo troviamo rosso. Ma non � un problema, non esiste codice stradale, n� polizia per il controllo. Le strade piene di buche, non esistono tombini. Case diroccate, non si capisce se � una citt�, un villaggio rurale, o cosa. Nella zona del porto stanno costruendo nuovi palazzi, tutti in mano alla mafia; non esiste altra legge all’infuori di questa.
Attraversiamo il mercato, pecore sgozzate lasciate sotto il sole, buttate su un marciapiede infangato, uomini che contrattano. Poche donne in giro.
Arriviamo al campo, un’immensa piana, un ex aeroporto, completamente sotto il sole, e per fortuna che � piovuto ed oggi � nuvolo. Nelle ore calde qui si soffocher�.
Prima impressione, caos. Il battaglione S.Marco controlla l’esterno del campo, polizia e corpo forestale fanno servizio interno. Ci sono infiltrati serbi e dell’UCK.
Nota di colore: arrivati al modulo Abruzzo la polizia ci blocca impedendoci di scendere, il personale del campo ci fornisce di guanti monouso e mascherine, formano un cordone dal pullman alla tenda sanitaria e veniamo consegnati all’infermeria. Uno del gruppo precedente � gravemente malato, viene portato via in barella. Ma scoppia un applauso, era uno scherzo per l’accoglienza, la tradizione dei cambi turno vuole cos�. Ci offrono la colazione, poi i vari responsabili di settore iniziano il passaggio delle consegne.
Datosi che so usare il pc, vengo assegnato al logistico. Devo subito prendere in consegna il lavoro, appoggiandomi ai logistici di Liguria e Marche per pc e fotocopiatrice, e non � facile. Gestiamo un campo di 430 persone, tesserini di riconoscimento, buoni mensa, anagrafica. Ed � tutta una contrattazione tra gli interpreti ed i sindaci kosovari.
Le donne non si allontanano dalle tende, gli uomini riuniti in gruppi, a discutere di non si sa bene cosa, forse della situazione politica per capire quando poter rientrare in kosova, nel campo ci sono solo i bambini che svolgono tutte le mansioni, muovendosi ad un unico grido, U-CE-KE. UCK. Silvia, una dei quattro scouts del gruppo, ci fa vedere i loro disegni. Tutti disegni di guerra, del territorio del kosova, bandiere albanesi, italiane, dell’UCK, sangue, armi, persone ferite o uccise, tombe. Solo alcuni cominciano a disegnare delle colombe di pace, associate all’Italia.
Uno scout del precedente turno, Francesco, ha fatto riavere tramite Paride, uno scout del ns gruppo, alcune foto a delle ragazze kosovare scattate durante il suo turno; adesso, tutti noi scout in uniforme per loro siamo Francesco.
A pranzo c’� una specie di sciopero, i kosovari si rifiutano di mangiare, vogliono la carne che da giorni non hanno. I responsabili della regione riescono per� a gestire la situazione.
La sera festa, per salutare il gruppo che domani parte. Gli adulti assistono, sono i bambini che fanno lo spettacolo, cantano inni dell’UCK, e recitano poesie sul kosova libero. Un modo per tramandare oralmente la storia di un popolo che non ha pi� storia.
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Valona, 22/06

L’evento del giorno � la riparazione del pc, effettuata non da tecnici e/o informatici, bens� da un elettricista ed un meccanico dell’ARPA. Dopo l’ennesimo insuccesso al negozio di Valona, i ns si sono ingegnati per risolvere il problema. Smontando la batteria del pullman che ospita l’ufficio del ns campo, tagliando lo spinotto del trasformatore bruciato e facendo un collegamento con del nastro adesivo isolante, sono riusciti l� dove tutti gli altri avevano fallito. E con un colpo solo son riusciti a far partire anche la stampante. I "potenti" mezzi della Regione tornano operativi al 50%, mancano fax e satellitare. Siamo praticamente tagliati fuori dal mondo. Il motivo sembra essere che la Regione non ha pagato la nuova bolletta del satellite, ma francamente � difficile capire qualcosa in questo marasma. Ieri sera per� il resp. Regionale Agesci � riuscito a chiamarci. Forse possiamo solo ricevere ma non comunicare Speriamo domani di risolvere anche questa.
Tutto il giorno ha piovuto, un vero nubifragio con violente raffiche di vento. Risultato: tre tende del magazzino abbattute e la cucina quasi spazzata via. Lavorare sotto quel diluvio non � stato facile, e gli animi dei ns si sono un po’ alterati. Il servizio mensa � stato ritardato e sono state sbagliate distribuzioni e quantitativi di pasta. Abbiamo dovuto recuperare all’ultimo minuto con tonno e pomodoro, ma nella fretta iniziale sono stati distribuiti una scatoletta ed un pomodoro a testa, cos� la ns scorta di tonno si � dimezzata. A questo punto abbiamo dovuto fermare la fila, oltre 200 persone in attesa, per fare un’insalata di pomodoro, tonno, e fagioli.
Nel pomeriggio abbiamo avuto notizia che la notte scorsa due incappucciati sono penetrati nel campo della regione sardegna, aggredendo e minacciando di morte una bambina, gettandole addosso un cane morto e puntandole un coltello alla gola. Sono intervenuti gli uomini del campo ed alcuni volontari prima dell’arrivo della polizia. I kosovari ci dicono che ci sono albanesi infiltrati che fanno foto alle bambine per poi rapirle.
Dopo il servizio mensa riusciamo a cenare per la prima volta tutti insieme. Gli altri pasti ci erano stati preparati dalla regione liguria (che non avendo una mensa sufficiente per i profughi, gestisce il logistico per noi e per loro, mentre noi serviamo i pasti ai ns ed ai loro kosovari), e noi mangiavamo a turno per coprire i servizi al campo. Un momento per ridere e scherzare, far scendere le tensioni accumulate di giorno. Poco prima di andare a dormire, verso l’una, vengo chiamato dal responsabile. Ci sono tre arrivi improvvisi, entrano scortati e di nascosto, devo preparare i visti di ingresso. Controllo i loro documenti, � gi� strano che li abbiano, leggo la nazionalit�, Serbia. Il giorno dopo mi diranno che probabilmente erano disertori dell’esercito slavo passati all’UCK. Dovevano fermarsi cinque o sei giorni, ripartiranno la mattina dopo sul presto. Senza farsi vedere da nessuno, cos� come erano arrivati.
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Valona 23/06

Oggi bel tempo, anche se tira un fastidioso vento che complica le operazioni alla mensa. Piatti e bicchieri di carta volano facilmente, con grande divertimento dei bambini che gli corrono dietro, aumentando la confusione.
Servizio mensa, colazione e pranzo. I kosovari sono cortesi, gentili, sorridono, ringraziano, chiedono scusa se ti urtano per sbaglio. Eppure stare al servizio d’ordine mi mette una tristezza addosso infinita. Centinaia di persone in fila, sotto il sole o sotto la pioggia, nei loro movimenti si legge tutta la loro rassegnazione, ed io all’ingresso a vidimare i buoni pasto e controllare che corrispondano alla KARTIZA, la tessera di riconoscimento. Mi sento quasi un kap�.
Sandra, la mia compagna di turno, ride e scherza con tutti, insieme cerchiamo di imparare qualche parola di albanese, ma � difficile da ricordare, mi avran detto cento volte la traduzione di buongiorno, ma me la scordo sempre, con gran divertimento di SARANDA, una ragazzina kosovara che mi aiuta nel controllo dei buoni pasto.
Molti kosovari collaborano con i volontari dei campi in diverse mansioni: mensa, cucina, magazzino, manutenzione, infermeria, traduzioni, scuola, ecc. alle nove arrivano i bambini della scuola per la colazione, che confusione! Ma mi si rallegra il cuore, � uno spettacolo vederli, vengono, ti toccano, ti abbracciano, ti baciano, sono un piccolo terremoto. Finito il servizio mensa torno alla direzione, tutta la mattinata a riempire moduli e scartoffie, per questa assurda burocrazia. Due cose abbiamo portato qui dall’Italia, la burocrazia e le parolacce. Quelle, le conoscono tutti!
Alle 13,00 di nuovo servizio mensa. Altra confusione, altri problemi. Molti kosovari, soprattutto bambini, chiedono pi� pane, e questo pane puntualmente poi avanza, e viene buttato dai ns collaboratori del servizio mensa. Il ns coordinatore, giustamente, s’incazza, e spiega al sindaco che certe cose non devono avvenire, altrimenti si trover� costretto a ridurre le razioni.
Finito alle 15,00 il turno mensa, di nuovo in direzione. Ed � il caos. Arriva il sindaco kosovaro che sta per ripartire con altre 35 persone. Hanno affittato un pullman a Valona. Dobbiamo ritirare le schede e buoni mensa, che altrimenti verrebbero venduti a Valona, aggiornare il database, informare il dipartimento e la polizia.
Alle 18,00 riesco a fermarmi un attimo e per la prima volta da quando son partito riesco a farmi una doccia. Quando rientro, sorpresa: i kosovari non sono ancora partiti, non si sa quando partono e vogliono mangiare. Senza tessere e senza buoni. I responsabili sono fuori dal campo, occorre rintracciarli, questi poi contattano il dipartimento. Tutto da rifare daccapo. Ho finito i modelli delle tessere, dei miei colleghi nessuno mi ha avvertito. In quattr’e quattr’otto devo fare una copia al pc, e stamparne 40 modelli. Nel mentre Alfredo, uno dei traduttori, ha gi� provveduto, il pulman � arrivato, li ha fatti mangiare tutti, li ha riuniti al piazzale e li ha fatti partire. Con buona pace dell’apparato burocratico italiano.
Aggiunta del giorno dopo. La serata � finita male. Dapprima, i kosovari partiti son rientrati dopo qualche ora. Gli albanesi trasportatori hanno imbrogliato sul prezzo, 3000 marchi fino a Kukes e non fino a Pristina come avevano detto. I kosovari rimasti al campo sono tra l’incazzato per l’ennesima fregatura avuta dagli albanesi (Antonio, un volontario, mi dice che � gi� successo altre volte) e il contento nel rivedere i loro amici e parenti. Scena drammatica al magazzino: il kosovaro che ci aiuta scoppia in un pianto dirotto. E’ depresso, appena arrivato al campo ha tentato il suicidio; in kosovo era un meccanico, proprietario di una concessionaria di automobili con 20 dipendenti. I serbi gli hanno distrutto tutto ed ucciso alcuni parenti. Vorrebbe tornare ma non sa dove andare e non ha la forza di ricominciare.
La serata poi si conclude con una discussione polemica tra due membri del coordinamento e alcuni volontari del ns gruppo sul modo differente di intendere il volontariato. Tutti fermi ad ascoltare, nessuno che va a pulire, cos� Cristina, Sandra, Antonio ed io ci laviamo tutte le pentole, puliamo mensa e cucina, e ce ne andiamo.
Per concludere, uno dei medici che ha fatto servizio al Pellicano, mi dice che l� la situazione � disperata, e mi spiega che gli ingressi ai campi sono gestiti dalla mafia albanese. I kosovari che sono al campo italiano hanno pagato per uscire dal palazzetto dello sport di Valona dove erano stati accolti all’inizio, e chi non poteva pagare finiva al Pellicano, o in posti peggiori.
Sono stanco, nervoso, ho voglia di piangere. Sono al terzo giorno e gi� comincio ad accusare i primi segni di cedimento. Sapevo che era dura, ma non immaginavo fino a questo punto.
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Valona, 24/06

Il primo "colpo" � arrivato. Mi sono svegliato presto, intorno alle 5,00, per andare in bagno. Mi rinfilo nel sacco convinto di non riuscire a prendere sonno. Crollo invece in un sonno da cui Paride riesce a svegliarmi solo alle 7,30 chiamandomi ripetutamente. Faccio un salto dalla branda, come un automa, mi lavo la faccia e mi vesto, mi fiondo al servizio mensa. Per fortuna arrivo in tempo.
Durante il servizio di colazione io e SARANDA abbiamo un diverbio. Rosaria, una volontaria addetta al servizio mensa, mi spiega che SARANDA sta facendo la furbetta da alcuni giorni. Con la scusa di fare servizio con me non pulisce con gli altri. Cerco una soluzione di compromesso, la faccio stare con me a patto che dopo faccia il servizio con gli altri. Non so se non mi abbia capito pensando che la stessi cacciando, o se si � offesa perch� non voleva dare il servizio, fatto sta che mi ha lasciato solo al servizio d’ordine e per tutto il giorno mi ha ignorato. Lo so che non dovremmo farci coinvolgere, ma come si fa? Io non ci riesco. Mi prende davvero male.
Arriva a colazione un diabetico, altro problema da risolvere, ma per fortuna Mario il responsabile mensa sbroglia la situazione abbastanza facilmente. L’inventiva degli italiani � sorprendente in questi casi.
Dal pomeriggio alla sera � tutto un susseguirsi di emozioni. Arrivano due uomini adulti, si crea subito un gruppo di donne e bambini. Gli adulti sono venuti a prendere le famiglie, baci e abbracci, tante lacrime. Immagino la commozione di queste persone, da quanto tempo non si vedevano e non avevano notizie?
La sera a cena vedo una ragazzina che ho conosciuto, MIRANDANE, era nel gruppo del pomeriggio, le chiedo perch� stava piangendo e lei con le lacrime agli occhi mi dice "no papa, no frateli kosovo" e mi fa un gesto con la mano, sotto. Aveva appena saputo dai due uomini che il padre ed i fratelli erano stati uccisi dai serbi. Poco dopo uno dei ns volontari mi informa meglio: pare che nella citt� della mia amica i militari NATO hanno ritrovato una fossa comune con decine di uomini morti. Le donne ed i loro figli sono tutti qui, e parte erano quel gruppo del pomeriggio.
Durante il pomeriggio altra scena, una ragazza sui 20 anni, SYZANA, scoppia a piangere di colpo cos�, senza motivo apparente, mentre alcuni con alcuni volontari puliva le patate. Cristina che � con loro riesce a scambiarci alcune parole. In kosovo i serbi le hanno sgozzato il ragazzo davanti agli occhi nemmeno due mesi prima, e lei � ancora sotto shock.
Comincio ad averne abbastanza, mi prendo Sandra e MIRANDANE e andiamo a farci una passeggiata per "corso Italia". La ns amica ci invita alla sua tenda e vuole per forza offrirci qualcosa, un bicchiere di cocacola, e subito tutta famiglia, madre, nonna e tre sorelle, � riunita per salutarci.
Proseguiamo la passeggiata, incontriamo un gruppo di ragazze che giocano a pallavolo, e ci buttiamo nella mischia. E’ uno spasso. Una mezz’oretta di relax, � il mio primo contatto "informale" con i kosovari, e sono subito accettato come un vecchio amico. Non so perch�, ma tutte cercano in ogni modo di mandare la palla sempre a me o a Sandra, e ridono come matte al ns gioco. Mentre giochiamo, la sento in lontananza, � sicuramente lei … mi avvicino al luogo da cui sento provenire il suono, e la vedo … una chitarra! Da giorni faccio girare i miei compagni in cerca di una chitarra nel campo, ed era l�, al campo Liguria dove mangiamo ogni giorno. Poi Francesco il volontario ligure, mi spiega che non � sua ma di un dottore del modulo Valle d’Aosta a cui l’ha chiesta per un po’. E ci mettiamo subito a cantare, repertorio classico, battisti, baglioni, de andre’, nomadi, guccini, de gregori, venditti, celentano … E’ ora di cena, stasera si festeggia il compleanno di uno dei ns, Francesco. Per l’occasione abbiamo comprato vino, spumante e gli alpini tirano fuori la riserva di grappa. Il pasto � semplice come sempre, ma in compenso si beve e si ride molto. A fine pasto entro in cucina e trovo Silvia e tre ragazze kosovare in lacrime. Le ragazze sono in partenza per il kosovo, hanno un gran desiderio di tornare, ma sono terrorizzate per le mine e per i serbi, non sanno dove andare perch� le loro case sono distrutte, e sono addolorate per gli amici che lasciano qui e che forse non rivedranno tanto facilmente. Una terza botta del genere non la reggo e me ne torno al campo ligure per la chitarra. L� incontro il dottore che ci ha prestato la chitarra, e mentre facciamo conoscenza e mi appresto ad iniziare a suonare … ci sparano addosso. Alla radio sentiamo che stanno sparando proprio sui campi Abruzzo e Liguria, e poco dopo vediamo i traccianti passare sopra le ns teste. E’ fuggi fuggi generale, arriva la polizia all’interno del campo e sentiamo le jeep dei mar� all’esterno. Dopo qualche minuto sentiamo alla radio che � tutto tranquillo, tutto � sotto controllo. Il solito ubriaco che si diverte a sparare per aria, capita spesso da queste parti. Un volontario mi dice per� che nel primo pomeriggio, mentre eravamo in servizio mensa (quindi mentre quasi tutto il campo era vuoto), un albanese ha scavalcato la recinzione esterna proprio davanti al ns campo; avvistato da uno dei ns che ha avvertito la polizia, � stato bloccato e scortato fuori dal campo. Forse � lo stesso che ci ha sparato per ringraziarci dello scherzetto? Fatto sta il clima magico � finito. I kosovari sono quasi tutti in tenda, noialtri siamo stanchi e spaventati, e ci ritiriamo di buon grado.
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Valona, 25/6

Paride ieri si � sentito male, e stamani anche Silvia si sente poco bene. Freddo/caldo, il mangiare, il lavoro, la tensione, cominciano a farsi sentire. E siamo solo al quinto giorno. Oggi il sole picchia. Se gi� alle sette fa cos� caldo, posso immaginare cosa sar� alle 13,00.
Le famiglie di VABLONA sono in partenza. Le ragazze di ieri sera vanno con i genitori alla tenda di Silvia per salutarla. Il popolo kosovaro si distingue anche per questo, per l’educazione, la cortesia, il senso di rispetto e dell’ospitalit� che dimostrano in ogni circostanza.
Oggi poi � il grande giorno: finalmente riesco a fare un viaggio al campo "Pellicano". Ci sono degli scouts in servizio, Agesci Veneto e Masci, conosco un mio omonimo, che mi dedica un po’ di tempo per farmi fare un giro, spiegarmi il tipo di servizio che fanno, tracciarmi per sommi capi il progetto Indaco del Centrale Agesci. Pellicano � una vecchia struttura militare, i profughi sono ospitati in 4 capannoni, 500 per capannone. Poco cibo, poca acqua, scarsi servizi igienici. Fino a non molti giorni fa c’erano solo tre suore volontarie, a parte la polizia albanese che, teoricamente, dovrebbe coprire la sicurezza del campo. A turno i volontari del villaggio andavano a coprire dei servizi; i ns compagni scouts del turno precedente ad es. hanno realizzato parte delle fogne. Oggi i tecnici della protezione civile stavano montando un modulo docce per l’infermeria e riparando un quadro elettrico per l’illuminazione del piazzale.
Loris mi dice che adesso la situazione � buona; posso immaginare allora cosa potesse essere due mesi fa! Lasciamo cmq il carico di viveri e mi chiedono di portare pi� che cibo, giocattoli per bambini.
Appena tornato al campo cerco di organizzare la cosa con Silvia e Cristina.
Nel ns campo oggi c’� anche un lieto evento: una delle donne ha avuto una splendida bambina, Vlora, che in kosovaro significa Valona. Paride e Silvia organizzano subito un pacco per la bimba con vestiti, cibo, giocattoli, mentre Cristina ed io cerchiamo del materiale per realizzare due fiocchi rosa, uno per l’ingresso del ns campo ed uno per la tenda.
Durante il pomeriggio nel ns ufficio si rompe la stampante del pc. Ed � caos. Gi� altre situazioni mi avevano infastidito, battibecchi tra alcuni dei nostri, adesso con tutta questa gente sul pullman improvvisamente esperta di pc che mi dicono cosa devo fare, sento che sto per esplodere. Due possibilit�: o urlo mandandoli tutti a fare in culo, oppure me ne vado io. Opto per la seconda. Ne approfitto per andarmi a fare una doccia, un giro di bucato, e rilassarmi un attimo. Trovo antonio in tenda, un volontario che � qui dal turno precedente, si far� un mese di servizio. Antonio � un tipo in gamba, poche parole e lavora come un mulo. Mi offre un Fernet (se l’era portato dietro da casa) ed una Marlboro rossa (merce rara da queste parti), e restiamo insieme a Francesco a chiacchierare davanti la tenda. Per la prima volta sono a petto nudo, pantaloncini e zoccoli ai piedi. Sembra quasi di non essere in albania ma al bar sotto casa.. in queste situazioni si apprezzano quelle piccole cose che nel ns quotidiano si danno sempre per scontate. Mi trattengo in tutto un’oretta, ma � gi� ora di tornare in servizio, turno mensa cena.
Questa sera mi rendo conto dell’inutilit� del ticket. Non so quanta gente ho fatto passare pur avendo il ticket gi� segnato. Ma se lo fanno, vuol dire che hanno fame. E come faccio a bloccarli e a non farli entrare? Sta di fatto che anche questa sera la cena non � bastata. Ed in parte mi sento responsabile.
Altri battibecchi a fine cena tra alcuni volontari e stavolta non ce la faccio a starmi zitto e ne dico quattro ad un alpino che son giorni che mi rompe i coglioni. Si ammutolisce e se ne va. Mi rendo conto solo ora che per tutta la serata non ho fatto altro che trattarlo male. Cosa mi sta succedendo?
Mi viene in mente adesso che nel pomeriggio, mentre ero in tenda, sono passate HATIGE e SARANDA. Saranda mi infila qualcosa nel taschino della camicia e mi dice "per te, ma dopo". Dopo cena ho controllato, mi ha regalato una conchiglia, chiss�, forse � un modo per fare pace per la litigata dei giorni scorsi.
Altra brutta notizia. Un bambino del campo Marche � stato rapito mentre era al mare, a pochi metri dal campo. Il sospetto cade sui trafficanti di organi. Ed � un sospetto atroce.
Degli albanesi si sono infiltrati nel ns campo ed hanno rubato in una tenda di profughi dove vivono un’anziana donna con le sue tre figlie. Sono terrorizzate e ci chiedono di cambiare tenda, la loro � troppo isolata e troppo vicina alla recinzione. Alcuni dei ns provvedono al trasferimento. E’ una guerra tra i poveri. Si sfruttano tutte le possibilit� pur di raggranellare dei soldi. Pare che le serre intorno al campo siano tutte coltivazioni di marijuana.
Oggi poi ho fatto anche un’altra scoperta. I moduli dei bagni sono sbagliati. I kosovari, musulmani, preferiscono i bagni turchi, non quelli occidentali, per cui usano i ns appollaiandocisi sopra, oppure vanno nei campi (o nelle tende lasciate vuote). Potremmo pensare a tutto, ma qualche magra figura quando si incontra una cultura diversa dobbiamo sempre farla!
Adesso � quasi mezzanotte, sono al tendone mensa. Quattro del mio gruppo sono qui che giocano a briscola facendo una gran cagnara. Alcuni sono a passeggio per il campo, i pi� sono a dormire. Sono triste. Ho il magone. Sar� la mancanza di casa (sono riuscito a telefonare solo una volta), sar� che penso a lei mentre vedo coppiette a passeggio per corso Italia, saranno tutti gli scazzi di questa giornata, ma stasera sono proprio a terra. Ho bisogno di starmene un attimo da solo, tranquillo, e vorrei essere mille miglia lontano da qui. Che ci faccio qui? Che senso ha tutto questo? Perch� il mondo deve ridursi cos�? Tutto sommato, c’� posto per tutti, cibo per tutti, ognuno potrebbe vivere come pi� gli aggrada, prendendo ci� di cui ha bisogno per vivere senza per questo dover togliere qualcosa ad un altro.
Tutto sommato, tra dieci giorni io sar� di nuovo a casa, nel mio tranquillo trantran quotidiano, ed altri volontari prenderanno il mio posto, per aiutare altre Hatige, Saranda, Vablona. Tutto sommato, il mondo continua ad andare avanti, anche se nel modo sbagliato. E non saranno certo 500 volontari di qui, o quelli di Kukes, o di Pristina, o tutti gli altri sparsi ai quattro angoli della terra, a cambiarlo.
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Valona, 26/6

Stamattina mi sono svegliato presto, 6,15, e sono andato per la prima volta al bagno, nonostante i pessimi pasti dei giorni precedenti. Sono sei giorni che mangiamo a menu fisso, pasta al sugo (variazioni sul tema del sugo, dalla pressatella alla trippa, passando per un UFO che doveva essere un peperone … spero), insalata di pomodori, tonno e cipolle. La sera, ai piattigi� menzionati, si aggiungono patate lesse o zucchine lesse. In compenso per colazione abbiamo l’intera fornitura dei prodotti Nestl� e Mulino Bianco. Basta scegliere. Francamente non so come faccia a resistere il mio stomaco, se a questo aggiungo purei litri di caff� bevuti.
La giornata inizia bene, uno dei nostri sorprende un albanese che cercava di entrare nelle ns tende. Il compare, un ragazzino sui 10 anni come il primo, riesce a fuggire e a scavalcare la rete di recinzione e ci spara alcuni colpi di pistola contro. Interviene la polizia che prende in consegna l’albanese fermato. E non sono ancora le sette.
Solito tran tran della colazione, stavolta sono un po’ pi� severo. Riconosco un ragazzino che era gi� entrato e non lo faccio rientrare, trovo due persone con ticket gi� segnati e le rimando in tenda a prenderne altri, rimprovero dei bambini che stanno sprecando l’acqua riciclata. Mi rendo conto che i kosovari si stanno prendendo troppe libert�, il ns cuoco non fa altro che urlare per farli uscire dalla cucina, altri volontari bloccano la distribuzione dei vestiti per disordini, un kosovaro viene bloccato mentre cerca di usare i ns bagni, un altro ancora aveva rubato un tavolo della mensa. C’� qualcosa che non funziona in tutto il meccanismo, stiamo sbagliando qualcosa, queste persone non vivono, vegetano, e sono comprensibili le intemperanze e l’arte dell’arrangiarsi. Ma l’apparato va avanti cos�, il coordinamento detta poche regole, e assurde, il resto � demandato alle Regioni, queste per� non si assumono altre responsabilit� al di fuori delle (poche) competenze; non solo, anche alcune iniziative dei singoli volontari vengono fermate perch� "non a norma". Per non parlare dei battibecchi tra noi volontari. Ognuno decide cosa � giusto e cosa no, ognuno agisce di testa propria anche scavalcando quel minimo di gerarchia interna. Ovvio poi che si vengono a creare disguidi nei servizi e incomprensioni tra le persone.
Anche io ho avuto oggi un battibecco con un volontario del magazzino, e diverse divergenze con il ns coordinatore, ed ho sempre voluto chiudere la bocca ed andarmene. Mettermi a discutere proprio non ha senso, son qui per lavorare, non certo per parlare. Ma almeno, mi facessero fare quello!
Dopo il servizio in mensa a pranzo, sono tornato in ufficio, ho fatto giusto in tempo a finire dei lavori che si � spento il pc. Batteria scarica. Le solite cose italiane, il precario che diventa normale, sostituito il trasformatore con la batteria del pullman, nessuno si � pi� preoccupato di acquistare un trasformatore, n� di caricare la batteria. Ovvio che siamo con le pile a terra. Per giunta, la regione Liguria � indietro col censimento per cui non potranno farmi usare la loro stampante se non forse dopo cena. Con tre arrivi e 20 partenze da gestire, siamo alla frutta. Ed � solo sabato. Abbiamo ancora nove giorni da dover gestire.
M’e’ venuto mal di testa, preferisco tornarmene in tenda. Mi allungo in branda e mi addormento. Mi sveglio che � quasi ora del servizio mensa. Prendo regolarmente servizio, e dopo cena torno alla regione liguria che si � riprocurata la chitarra dal doc.
La serata tutto sommato scorre piacevolmente, apparte il solito battibecco tra due ns volontari per una distribuzione non autorizzata di succhi di frutta a dei ragazzi in partenza per il kosovo.
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Valona, 27/06/1999

La mattinata inizia con brutte notizie: al campo Piemonte degli albanesi son riusciti a portar via una tenda della protezione civile, mi domando dove fosse il servizio d’ordine, quel genere di tende non si smonta in cinque minuti e non e’ facile da trasportare.
La seconda notizia � ancora pi� drammatica: ad un controllo delle ostetriche nei campi delle Regioni, risulta essere presente una donna incinta nel ns campo con complicazioni al bambino. Si teme la perdita. Viene chiamata d’urgenza l’ambulanza e trasportata via. Da questo fatto ci rendiamo conto che non avendo una traduttrice, ma solo tre traduttori uomini, abbiamo grossi problemi di comunicazione con la popolazione femminile, inavvicinabile per noi uomini. Ci hanno anche segnalato il malore di una ragazza, probabilmente a causa di un calo di pressione per il ciclo mestruale, e per il gran caldo. Anche un bambino � svenuto per strada, e portato subito in infermeria. La poca acqua ed il gran caldo mietono le loro vittime.
Stamani sono partite 50 persone, e ci giunge notizia che entro marted� ne partiranno almeno altre cento. Noi cerchiamo di convincerli che � ancora pericoloso, ma non vogliono proprio saperne, vogliono tornare a casa, e non � che gli si possa dare torto.
Saranda oggi mi ha fatto un altro regalo, mi ha fatto leggere la storia della sua fuga, una paginetta scritta in un italiano incerto. La deve dare ad un volontario della Liguria, ma mi ha promesso che me ne scriver� un’altra e me la consegner�.
Nel primo pomeriggio si ammala Giovanni, uno dei ns. Febbre a 40, probabile enterite. Lo imbottiscono di tachipirina e antibiotici. Uno dei medici mi dice che c’e’ una vera epidemia in corso, tra sardegna, liguria e abruzzo, almeno 10 volontari sono a letto con la febbre, ed i medici non sanno il perch�. Si spera sia solo il gran caldo, associata alla scarsa alimentazione.
Mi son preso un’altra pausa. Doccia e riposino. Nella mattinata avevo scherzato con una delle ns infermiere che mi aveva promesso un massaggio, ma poi � uscita con i medici e non se n’� fatto pi� nulla (anche se poi, rincontrata la sera dopo cena ha confermato che manterr� la sua promessa). Questi momenti goliardici sono rari, ma sono davvero simpatici e creano un minimo di collaborazione cordiale in mezzo a tanti scazzi dovuti allo stress e alla tensione.
Durante la pausa mi sono intrattenuto con la ns ostetrica, donna davvero sensibile e molto in gamba professionalmente. Mi rassicura sulla donna portata via dall’ambulanza. Sta bene e sta bene anche il bambino. Pare sia anche riuscita a convincerla a restare al campo, la donna voleva andar via per tornare al Pellicano dove ha lasciato gli altri nove figli. Rester� fino al parto per poi tornare al Pellicano. Da l� pare non vogliono far uscire i bambini. Mi racconta che durante la notte le ragazzine vengono rapite dal Pellicano, abusate sessualmente e riportate al campo. Gli albanesi approfittano anche per rubare sistematicamente le poche cose che vengono consegnate ai profughi dalla Caritas.
Arriva l’altra dottoressa, un ricovero urgente di un bambino in ospedale. tra le varie cose, gli rilevano anche la scabbia. Partono subito le disinfestazioni nelle tende liberate dai profughi partiti.
In serata arrivano brutte notizie: del primo autobus partito da quando abbiamo in gestione il campo, alcune persone sono saltate sulle mine; l’autobus partito per ultimo � stato completamente derubato di tutto dagli albanesi. L’ostetrica � anche riuscita a sapere perch� i profughi in partenza chiedono cos� tanti viveri: � merce di scambio, l’ennesima tangente da pagare agli albanesi. Mi aggiunge anche un’altra parte di storia di SYzana (la ragazza a cui avevano ucciso il ragazzo): anche lei, con la famiglia, era stata portata al campo sportivo di Valona. Per uscire i parenti hanno dovuto pagare 150 marchi a testa. Per l’ultimo bambino, un cuginetto di SYzana, non bastavano i soldi, ed allora � stato ucciso l�, davanti agli occhi degli altri parenti.
Durante il servizio mensa un particolare divertente: con Antonio ci divertiamo a prendere in giro SYzana (ed � davvero bello vederla ridere, sapendo quello che ha passato!); d’un tratto Antonio se ne esce con la frase "ao’! ma sempre affa’ cicici’ scti’tu!?" (trad. accidenti, ma quanto parli!). SYzana arrossisce di colpo e sorridendo dice "scemo!", e si mette a ridere con un’altra ragazza. Impieghiamo diverse ore prima di capire che QIQIQI � un modo di dire dei giovani kosovari che significa (messa in termini "corretti") "facciamo l’amore?"
SARANDA � stata di parola, ha riscritto la sua storia e me l’ha portata, eccola cos� come l’ha scritta lei:

"Viaggo.
Io partita da la mattina alle 10. In autobus da Rahovec in kosovo.
Sono arrivata a Kukes dopo 2 giorni e mezzo non ho dormito per 2 giorni
ho l’mangiato a Kukes ho preso autobus per Valona.
A Valona ho dormito 3 giorni i palazzeto dello sport.
Dopo sono andata al campo italiano ‘delle Regione’
Saranda Rama - Lores"
.

A cena si cimenta un altro volontario, maccheroni al sugo di agnello, agnello in spezzatino e patate fritte. E’ la prima volta che mangiamo carne da quando siamo qui, e tutta la cena � davvero ottima.
Anche il dopocena � rilassante, prima una schitarrata con i ragazzi del campo liguria, poi un giro di carte con altri tre volontari del ns gruppo. Verso mezzanotte parte una guerra di gavettoni che coinvolge alcuni volontari e dei ragazzi kosovari, che si protrae per diverse ore, con successivo "terremoto" alle tende dei volontari (un gruppo dei ns che si divertiva a smuovere le tende degli altri che dormivano). Ma mi � stato riferito tutto la mattina dopo, perch� io non ho proprio sentito nulla, tanto dormivo profondamente.
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Valona 28/06/1999

Mattinata sostanzialmente tranquilla, solito lavoro di routine. Unica nota l’arrivo del cambio alla Liguria/Molise. Ho conosciuto Rossella e Federico di ICS. Poche parole di scambio su quanto accaduto al progetto webrefugee. Non ne sanno molto ma spero di riuscire nei prossimi giorni di scambiare qualche parola in pi�.
Stamattina turno mensa; sveglia alle 6,00 ed inizio lavoro alle 6,15. Nel primo pomeriggio mi prendo quindi una pausa, un’oretta di pennichella e poi bucato. Nota curiosa: dopo aver fatto gli intimi decido di affrontare la camicia jeans; nel mentre arrivano tre ragazzine kosovare, ns collaboratrici mensa, che vogliono assolutamente farmi il bucato. Devo quasi litigarci per riuscire a portare a termine il lavoro. Mi spiegano che in kosovo � impensabile che un uomo faccia il bucato o svolga mansioni domestiche. Io spiego che da noi, tutto sommato, uomo e donna pari sono nelle faccende domestiche. Si mettono a ridere credendo che le prenda in giro, ma cerco di spiegarle che � proprio cos�. Mi torna in mente il racconto di Antonio, un altro volontario. Alcune ragazze gli chiesero se gli uomini italiani avessero il "pene tagliato" (circoncisione), e Antonio dice di no, essendo noi cattolici. Allora le ragazze iniziarono a sostenere che gli uomini italiani avessero il pene piccolo, datosi che non era stato "tagliato" e dato che hanno pochi figli, mentre in kosovo � normale avere 6/7 figli, ed � ancora pi� normale perderne per aborti spontanei. Antonio fatica non poco a spiegar loro cosa sia, come funziona e perch� si usa un condom.
Verso le 17,00 riprendo servizio, oggi c’� poco movimento per cui in attesa del servizio mensa bighellono per il campo. Assisto allo sfogo del cuoco del modulo Liguria/Molise che, incazzatosi con il responsabile del modulo e con il suo presidente, smette il servizio e viene al ns modulo. E’ inferocito, cos� come era incavolato il responsabile dei volontari del Molise con i nuovi arrivati che si lamentavano del tipo di servizio assegnato loro. I ragazzi della Liguria/molise sono allo stremo, 13 giorni qui son duri per tutti, chiss� in che condizioni arriveremo noi sabato mattina quando verranno a darci il cambio.
Durante il pomeriggio primo screzio con il nuovo sindaco del campo; i ns gli avevano chiesto dei volontari kosovari per i lavori di disinfestazione, e questo ci manda dei bambini sotto i sei anni. Un paio dei ns lo hanno insultato pesantemente. A cena il seguito, dopo l’ennesimo ingresso in cucina non autorizzato, � stato cacciato in malo modo. Dopo cena l’epilogo, una discussione tra il sindaco ed un paio dei suoi ed il ns responsabile sul cibo e sul vestiario. Era fin troppo evidente che il sindaco fomentasse le lamentele perch� era stato messo un freno alla sua arroganza. Ma il ns responsabile � stato in gamba, ha concesso tutto quello che poteva concedere mantenendo al tempo stesso ferme le sue posizioni. Questi ultimi giorni saranno caldi, perch� se non possiamo contare sull’appoggio del sindaco, ma anzi ce lo abbiamo contro, i rapporti con i kosovari saranno pi� difficili.
Durante la cena ho avuto modo di farmi una bella chiacchierata, in un incerto inglese, con il maestro kosovaro. Mi ha spiegato un po’ la situazione geopolitica dell’ex federazione slava, e mi ha raccontato un po’ di lui. E’ di Obiliciq, un paese a 7 km da Pristina, interamente distrutto dai serbi e dagli tzigani loro alleati. Questa degli tzigani non la sapevo: senza una loro terra, si son sempre alleati con i pi� forti per cercare poi di lucrare sulle disgrazie altrui. Il maestro mi dice che non vuole ripartire perch� non sa dove andare e cosa fare, in kosovo non ha pi� nulla e preferisce aspettare che le acque si calmino. Proprio oggi � arrivata la notizia che la Nato ha dato il via libera per rientrare, assicurando il trasporto per i malati e le gestanti, posti ristoro lungo il tragitto, luoghi sminati dove poter passare e dove poter ricostruire.
Il maestro mi offre un piatto tipico kosovaro, dal nome impronunciabile, riso latte e zucchero servito freddo.
Altro particolare curioso. Dopo cena Syzana e due amiche si sono fermate in cucina per fumarsi una sigaretta, � arrivata la madre e la sigaretta � sparita. Non � bene fumare per le donne, men che meno in pubblico.
Prima di finire la giornata, il resp. del campo mi affida un incarico per il giorno dopo. Dovr� girare tutte le tende del campo, 72, per verificare l’esattezza del ns censimento e consegnare i nuovi buoni pasto. Un lavoretto non da poco, ma mi sembra una buona opportunit� per entrare un altro po’ in contatto con queste persone.
La sera mi intrattengo un po’ davanti la tenda con Rosaria, Maria e Cristina. Mi raccontano la triste storia di due sorelle presenti al campo. Le avevo notate, sui 20 anni, sono molto belle ma non fanno nulla per mettersi in mostra, a differenza delle altre ragazze, anzi, spesso se ne stan chiuse in tenda, non sempre vengono in mensa, e quando escono, evitano accuratamente i contatti con gli altri. Quando mi passano al controllo, non mi guardano mai in viso, parlano sottovoce, che ci fosse qualcosa di strano lo si capiva. Le ns volontarie me lo confermano. Sono state ostaggio per circa una settimana dei serbi, le hanno ripetutamente violentate in una trentina, e dovevano ucciderle. Solo con il pagamento di un forte riscatto hanno avuta salva la vita. Maria, la ns ostetrica, ha faticato non poco per convincerle ad andare in ospedale per una visita ginecologica. Per fortuna, non sono risultate essere incinte. [aggiunta: durante il viaggio di ritorno sul traghetto, l'infermiera del ns gruppo mi ha pero' informato che la piu' giovane delle due al controllo ginecologico e' risultata essere vergine. O ha mentito spudoratamente, o e' stata violentata "in altro modo", oppure ... e forse e' la soluzione piu' plausibile, visto anche lo strano "attaccamento" tra le due sorelle, la piu' grande si e' offerta anche al posto della piu' piccola ... qualunque sia la verita', non la sapremo mai]
Da un paio di giorni � arrivato il padre, e le ragazze sono ora un po’ piu’ serene, le si vede un po’ pi� spesso in giro, ma ancora non comunicano con gli altri. Non credo riusciranno mai a dimenticare quello che hanno passato.
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Valona, 29/06

Forse la giornata pi� pesante e pi� carica di tensioni di tutto il campo.
Che ci fosse da lavorare parecchio, lo sapevamo dal giorno prima, il censimento non era facile, ed abbiamo impiegato praticamente tutta la giornata per svolgerlo. Iniziando intorno alle 9,30, fino alle 12,30, pranzo, alle 13,00 servizio mensa fino alle 14,30, alle 15,30 abbiamo ripreso il censimento fino alle 18,00, e fino alle 20,00 in ufficio per rielaborare tutti i dati. Per fortuna sono riuscito a finire prima di cena. Abbiamo cos� scoperto che ben 45 persone erano partite e a noi non risultava, mentre 5 persone erano presenti nel campo e non erano censite. Non � stato semplice, persona per persona, verificare le presenze nel campo e consegnare i nuovi buoni mensa, a tutt’ora che scrivo (il giorno dopo alle 15,00 ndr) dall’elenco risultano ancora una 30ina di persone che non hanno ritirato il buono mensa. Ma cosa hanno mangiato nel frattempo? I conti continuano a non tornare.
Nel mentre di tutto questo lavoro, sono continuate le tensioni tra i kosovari. Ho individuato tre-quattro fomentatori, lo fanno proprio apposta ad infilarsi nei gruppi di persone ed aizzarle contro di noi. Nel pomeriggio � passato anche Claudio, uno dei responsabili del Dipartimento, che ha individuato alcune problematiche: il sindaco � una "testa di paglia", non conta nulla, non ha autorit�, ce l’hanno messo apposta per non esporsi e lavorare dietro. Lo scarso cibo e le distribuzioni rare di vestiario sono scusanti. Il vero punto � che questi personaggi (pare siano dell’UCK, arrivati qui tre-quattro giorni fa) vorrebbero infilare dei loro uomini nei punti chiave del campo, come la cucina ed il magazzino, in modo da controllare i punti caldi del campo. Ovviamente, i ns collaboratori che gi� lavorano non vogliono lasciare questi posti privilegiati, ed allora costoro non perdono occasione per gettarli in discredito, come accusarli di rubare, o di non saper cucinare ecc. ed � un susseguirsi di strane riunioni in alcune tende.
Proprio durante una di queste discussioni, nel primo pomeriggio, arriva di corsa un bambino urlando "albanish!". Un albanese era penetrato nel campo e si accingeva ad entrare in una tenda. Gli corriamo dietro in tre, mentre arrivano le jeep della polizia, ma quel ragazzino � un cerbiatto, con un salto solo passa la rete di recinzione e scappa verso sud, mentre un furgone che lo attendeva fuori scappa in direzione opposta. Noto anche un mercedes fermo con due persone a bordo, e non riesco a vedere bene se ci stanno spiando con un cannocchiale, o ci stanno tenendo sotto mira con un mirino. Fatto sta che la macchina non si muove e continua a tenere sott’occhio i ns movimenti. Arriva una chiamata alla polizia, spari nel settore nord. Le jeep partono, la sera un poliziotto incontrato a cena mi dir� che era solo un diversivo, mentre le jeep erano l�, gli albanesi si son rubati 20 metri di rete nel settore sud. Il poliziotto mi conferma che siamo continuamente spiati, gli albanesi sanno fin troppo bene tutti i movimenti delle ns pattuglie, i tempi che impiegano per i giri, i cambi guardia. E’ una continua lotta del gatto col topo, uno ne prendi (e per altro non puoi fargli proprio nulla se non dargli un paio di ceffoni e sbatterlo fuori dal campo) e dieci ne passano.
La sera a cena, ennesimo scazzo con i kosovari: pi� volte � stato chiesto loro di rimettere le cose a posto e di non portar fuori i vassoi dalla mensa, fino al punto che abbiamo dovuto mettere due dei nostri all’uscita per la sorveglianza. Nonostante questo, ci provano sempre, e questa sera un kosovaro si � incazzato al punto che ha sbattuto il cibo per terra e se n’� andato con tutta la famiglia senza cenare. E’ andato a chiamare il sindaco, e questo ha portato uno dei ns responsabili che ha ordinato al volontario di farli uscire con il vassoio. Il volontario, giustamente, a quel punto s’� incazzato ed ha mollato il servizio. Queste incomprensioni tra noi dovrebbero proprio essere evitate per non fomentare altri scazzi con i kosovari.
Per fortuna che la giornata si � conclusa con la festa dei ragazzi della Liguria/Molise che, in partenza, hanno dato una festa con spaghettata di mezzanotte, birra e lambrusco (ma da dove l’avranno tirato fuori!?), una bella cantata con la chitarra e tanti baci e abbracci. Purtroppo non ho potuto prolungarmi pi� di tanto, per evitare la dichiarata guerra di gavettoni tra abruzzo e liguria/molise, protrattasi, mi diranno il giorno dopo, fino alle 4,00 passate. In compenso ho scoperto di avere un sonno talmente pesante ce se un albanese penetrasse nella mia tenda mentre dormo, potrebbe portarmi via la branda da sotto il sedere, che continuerei a dormire tranquillamente per terra.
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Valona, 30/6

Giornata di partenze. Il gruppo Liguria/molise � venuto a salutarci al ns modulo prima di ripartire. I molisani in particolare sono davvero in gamba e simpaticissimi, mi mancheranno davvero, la sera si facevano delle belle combriccole con la chitarra, ed era un momento di svago non da poco.
Partono anche tre dei ns medici, hanno chiesto di rientrare anticipatamente per una serie di questioni personali. Peccato, anche loro sono in gamba, uno in particolare, il dottore iraniano, � di una simpatia unica. Cristina e silvia gi� han preso appuntamento nel suo ambulatorio.
Mentre salutavamo i ragazzi in partenza, arriva la colonna di automezzi, e mi rendo conto che parte praticamente tutto il gruppo dei vigili del fuoco, ne resteranno al campo solo quattro, per assicurare con un’autobotte il rifornimento d’acqua ai moduli, ma salta l’intervento antincendio. Ogni modulo dovr� fare da se in caso di necessit�. E questa � sicuramente una preoccupazione in pi� non da poco. Il ns responsabile di modulo mi informa che da domani molti dei servizi logistici del Dipartimento non saranno pi� in funzione. Di uno gi� lo sapevo, Stefano ed il gruppo degli informatici, addetti alla realizzazione delle tessere per i volontari, al censimento dei profughi ed altri servizi simili, parte oggi. Lo stesso i vf, il personale medico dell’ospedale centrale � stato ridotto, molti ambulatori dei singoli moduli sono stati chiusi, alcune regioni stanno iniziando a smontare il modulo, altre inviano personale ridotto in sostituzione del turno precedente, altre ancora passano proprio la gestione alle associazioni, come nel campo Liguria passato dalla Regione a ICS. C’� proprio aria di smobilitazione.
Anche tra i profughi oggi � giorno di partenze. Dal ns modulo ne son partiti ben sessanta, con tutto il susseguente lavoro d’ufficio da svolgere. Passo praticamente l’intera mattinata tra i due turni mensa di colazione e pranzo, e l’ufficio dove sistemare il database. Riesco per� a fare una scappata al modulo Liguria per conoscere il nuovo chef, un ragazzo della Protezione Civile Molise, Enzo. Chiacchieriamo un po’ e mi offre un caff�. E’ importante stringere questi rapporti tra noi, pi� che con i ns responsabili. Tra volontari ci si aiuta, e so che Rossella e Enzo mi daranno una mano se ne avr� bisogno, cos� come io dar� una mano a loro in caso di necessit�.
Il primo pomeriggio lo passo in ufficio a scrivere queste righe, � qui con me SARANDA che sta facendo un disegno, le faccio vedere che ho riportato la sua storia nel mio diario, mi sorride e mi ringrazia, le dico che fa parte di una storia che metter� a conoscenza dei miei amici in Italia. Mi ringrazia ancora, ma intravedo un velo di malinconia nei suoi bellissimi occhi azzurri, le chiedo cosa stesse accadendo. Mi dice "niente", e se ne torna in silenzio all’altro tavolo a disegnare. Forse rileggere la sua storia le ha fatto rivivere ricordi non proprio piacevoli. Alla fine del suo lavoro, Saranda mi regala anche il disegno, "casa di Lores", chiss� perch� ha immaginato che abito in una casetta a due piani in mezzo alla natura.
Il pomeriggio prosegue tranquillo, tant’� che riesco intorno alle 17,30 a sganciarmi dal servizio e tornarmene in tenda per un po’. Doccia, barba, bucato, un po’ di relax prima di riprendere servizio in cucina.
A cena per non scontentare n� il ns cuoco n� il nuovo cuoco molisano mi faccio un doppio giro, sbocconcellando qualcosa sia al ns modulo che al modulo Liguria.
Il dopocena � un continuo correre dietro ai ragazzini kosovari che, seguendo il bell’esempio dei volontari, ingaggiano delle guerre di gavettoni con i kosovari degli altri moduli, con grande spreco d’acqua.
Oggi sono davvero stanco, cos� alle 22,00 mi ritiro in tenda. Paride � fuori a cena con un gruppo di volontari, mi addormento praticamente subito e non lo sentir� rientrare.
Stanotte gli albanesi si son rubati la rete metallica di recinzione, giusto davanti il ns modulo, la polizia ha provveduto subito alla sostituzione, ma per quanto potr� durare ancora?
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Valona, 1/7

Ho dormito profondamente fino alle 6,00. Datosi che mi sono svegliato presto, raggiungo i ragazzi del turno colazione per chiacchierare un po’. Ieri hanno aperto un nuovo container, una valanga di biscotti e merendine ha invaso tutti i moduli, ordine del coordinamento distribuzione a piene mani.
Uno dei ns responsabili ha la brillante idea di iniziare la distribuzione prima della colazione fuori della mensa, ed aggiungere a lattee biscotti dei succhi di frutta, con il risultato di scatenare una gran bella bagarre. Oltretutto, appena iniziata la distribuzione, il funzionario se ne va, lasciando noi volontari a gestire l’assalto di 700 persone in meno di un’ora.
La mattinata trascorre con la normale amministrazione, a parte un caldo afoso che davvero ti piega le gambe in due.
Il casino si crea ad ora di pranzo al modulo Liguria. Uno del gruppetto dei fomentatori di alcune sere fa si intrufola in mensa per mangiare spacciandosi per un nostro collaboratore. I volontari molisani al servizio mensa ovviamente non lo conoscono perch� appena arrivati, e lo lasciano passare. Noi abruzzesi lo riconosciamo e lo segnaliamo al capo modulo ligure che per� non interviene. Arriva il ns capomodulo che caccia in malomodo il kosovaro e rimprovera duramente, e davanti a tutti, i volontari al servizio mensa. Le motivazioni sono giuste, ma a mio parere tempi e modi completamente errati. In un secondo momento, cerco di far comprendere al capomodulo che forse poteva agire in modo differente. E vengo cazziato pure io.
Torno al modulo Liguria dopo il servizio mensa a prendermi un caff� con i ragazzi liguri e molisani, scusandomi per quanto accaduto. Mi sento io mortificato, che pure non c’entravo nulla.
Non faccio nemmeno in tempo a finire di prendere il caff� che devo subito riprendere servizio in ufficio. 112 kosovari in partenza, ed una 15ina che vogliono i documenti per domani. Praticamente il ns campo si � dimezzato, intere corsie sono vuote, ed i kosovari chiedono al Dipartimento di smontare e portare via anche le tende. Saranno sicuramente vendute al mercato di Valona, perch� gli albanesi non farebbero passare simili pacchi durante il trasporto.
Oggi abbiamo scoperto altri due fatti. Un anziano kosovaro, sempre molto cortese e gentile, chiedeva spesso in magazzino triple razioni di latte per la moglie malata; in realt� accantonava delle riserve che poi rivendeva agli albanesi attraverso la rete di recinzione.
Altra situazione: uno dei nostri aveva individuato un albanese in procinto di entrare nel campo per intrufolarsi nelle tende, e si � nascosto per cercare di prenderlo, ma l’albanese � stato avvisato dagli stessi kosovari ed � riuscito ad evitare la trappola. Anche qui, ormai, con i kosovari in partenza ed i moduli che stanno smontando, � terra di nessuno. Tutti contro tutti, l’importante � sopravvivere.
Mentre sto scrivendo questi appunti, Peppino, uno dei nostri, riesce a prendere un albanese e a consegnarlo ai poliziotti italiani. E’ la seconda preda di Peppino, che il giorno stesso del suo arrivo � stato derubato di macchine fotografiche, telecamera e giaccone in goretex.
In serata arriva una gran brutta notizia. Siamo confinati dentro il campo, tutti i permessi di uscita sono annullati fino a data da destinarsi. Pattuglie di polizia dentro il campo raddoppiate, ronda all’ospedale. E’ successo un brutto guaio a Valona: un ufficiale di polizia ha cercato di uccidere il suo capo, ed � stato ucciso da questo. Un collega del primo poliziotto ha quindi ferito gravemente il capo, che � stato ricoverato d’urgenza all’ospedale di Valona. Qui si sono presentati i poliziotti fedeli al capo, e lo hanno portato via. Subito dopo gli insorti sono andati all’ospedale ed hanno arrestato il medico per favoreggiamento. E’ in corso una guerra tra mafiosi (tutti poliziotti) per il controllo di un pezzo di terra lungo il mare, sul quale pare sia gi� pronta una speculazione edilizia.
Ad alcuni dei nostri � stato persino intimato dalla polizia italiana di restare tra le tende e di non avvicinarsi alla rete di recinzione. Temo proprio che la prevista passeggiata di domani salter�.
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Valona 2/7

Oggi � la giornata pi� calda di quelle passate qui finora. Questa mattina altre partenze, una 40ina, di cui per� un paio di famiglie sono tornate indietro. Il solito sporco gioco degli albanesi che hanno cercato di tirare ancora sul prezzo. Non � un bello spettacolo veder partire questa gente su degli autobus, quasi come carro bestiame. Il ns commento � sempre lo stesso: si cerca di far tanto per loro, e inevitabilmente la smania di tornare a casa li fa cadere nelle mani degli albanesi. Tutto questo non ha senso, ma ciononostante restiamo qui, a continuare il ns lavoro, e domani altri volontari prenderanno il ns posto.
Intorno alle 9,30 ho ricevuto sul satellitare la telefonata di L., � stata davvero una piacevole sorpresa, abbiamo chiacchierato a lungo (chiss� che bolletta!), e poi le ho passato al tel Seranda e Blerina, che in uno stentato italiano hanno scambiato quattro chiacchiere con lei. La telefonata di L. mi ha ritirato un po’ su il morale, soprattutto dopo la giornata di ieri, piuttosto "scazzata".
Alle 10,30 son venuti degli ufficiali del S. Marco che hanno dato delle informazioni ai kosovari rimasti al campo sulle mine che potrebbero trovare in kosovo.
Verso le 11,30 siamo tornati in tenda Cristina, Rosaria ed io, e Cristina mi ha spiegato la situazione della ospite proveniente dal campo "Pellicano". Pare che i suoi figli non siano pi� al campo, li ha prelevati il cognato di lei, che per� non si riesce a rintracciare e non vuole far incontrare i figli con la madre. Intorno alle 14,00 quest’uomo � poi arrivato portando i figli di lei a salutare la madre per pochi minuti, e sono andati subito via. La situazione resta quanto mai strana, e si teme che quest’uomo voglia fare qualche losco traffico con questi bimbi. Il fatto ancor pi� strano � che la madre non dice nulla, non d� spiegazioni di questi movimenti, vuole solo andare via e tornare al pellicano. Che sia stata minacciata in qualche modo?
Con soli 98 kosovari presenti al campo, e con questo caldo africano, la cosa da combattere maggiormente ora � la fiacca e la conseguente noia. Oltretutto, non potendo nemmeno uscire dal campo, la situazione diventa ancora pi� pesante. Per tirarci un po’ su cominciamo a congegnare lo scherzo da fare domani al gruppo che verr� a sostituirci. Si sta ipotizzando una infezione di pidocchi, per costringerli a spogliarsi e a fare un finto trattamento antiparassitario.
Nel pomeriggio Paride ha inciso una musicassetta con dei canti kosovari, delle poesie e dei racconti in kosovaro, realizzati da Saranda, Hatixhe e Blerina. L'dea � quella di realizzarne anche un file .wav
Poco dopo, � venuta alle ns tende Antigona. Alcuni dei ns avevano comprato la mattina delle teiere al mercato di Valona, e del the albanese. Antigona ci ha insegnato come si prepara, e soprattutto come si serve, che � un vero e proprio rito; la particolarit� che nessuno di noi conosceva, � che per indicare di non volerne pi� occorre capovolgere il bicchiere, ma bisogna prima prenderne almeno tre-quattro prima di poterne rifiutare, altrimenti sembrerebbe una scortesia nei confronti dell’ospite (in effetti i bicchieri son piccolini, anche se � difficile bere perch� essendo di vetro scottano da pazzi!).
Nel mentre di questa piacevole conversazione, il ns capomodulo richiama Paride e me in servizio; ci sono delle grane e occorre produrre immediatamente dei documenti per la ns partenza. Sembra che, a seguito della sparatoria della scorsa notte (e si dice, ma nessuno conferma, che il capo della polizia ferito sia ricoverato presso l’ospedale del ns campo), la polizia albanese abbia cominciato a piantare grane alla dogana, ritardando le ore di partenza e bloccando i mezzi per ulteriori controlli. Produciamo i documenti e vado al modulo Liguria per farmeli stampare. L� c’� gran fermento, ICS ha organizzato per domani il trasporto per tutti e 300 i kosovari ospiti del loro modulo, e chiude il campo. I kosovari degli altri moduli, incluso il nostro,sono venuti subito a protestare perch� volevano lo stesso trattamento, e non � stato facile spiegare che noi, per questioni burocratiche, non eravamo autorizzati a farlo.
Subito dopo, altra notizia. A roma, non ho capito bene per quale motivo, � stata decisa la chiusura del campo il 10 luglio; alcuni moduli, di loro iniziativa, hanno gi� smontato il campo e stanno ripartendo, affidando i profughi rimasti ad altri moduli. Per giunta, ascoltando i discorsi di alcuni capimodulo, ho fatto la bella scoperta che i 14 giorni di lavoro in ufficio per l’anagrafica del campo, non � servito a nulla perch� nessuno si � mai preso la briga di leggere quei documenti.
Per concludere la serata, finito il turno mensa, vengo coinvolto in uno scazzo tra alcuni responsabili dei ns settori, mentre altri volontari rientravano tranquillamente dal mare. A questo punto sono sbottato e me ne sono andato al modulo Liguria a cenare. Come se non bastasse, il ns capomodulo � venuto a chiamarmi per altri lavori in ufficio, gli ho risposto picche, ho finito tranquillamente di cenare e me ne sono tornato in tenda.
Qui non frega pi� nulla a nessuno, si aspetta solo la partenza ingannando il tempo come meglio si crede, non preoccupandosi se l’assenza pu� comportare un qualche problema, anche solo di sapere per quante persone occorre cucinare. E’ uno schifo, un vero schifo, non credevo finisse cos�.
Domattina ho turno mensa, sveglia alle 6,00. Data anche la notevole incazzatura pomeridiana, e la prevista ennesima guerra di gavettoni, ho preferito ritirarmi in tenda presto. Ma non � stato possibile dormire poich� alcuni volontari non hanno trovato niente di meglio da fare che mettersi davanti alle ns tende a far casino con i bambini, nonostante le lamentele mie e di altri due volontari del turno mensa.
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Valona, 3/7

Stamattina sono uscito dalla tenda alle 6,00 ed i miei compagni di turno stavano gi� lavando le pentole lasciate sporche la sera prima da chi aveva cenato al modulo Abruzzo.
Tempo di fare colazione e mi son messo a pulire tutti i banconi, mentre altri due preparavano la colazione, e dieci stavano tranquillamente chiacchierando davanti alla cucina.
Alle 7,30 inizio il servizio mensa, insieme solo ai ragazzi kosovari, mentre tutti i volontari chiacchierano, si stanno lavando, dormono ancora. Un paio si rendono conto che il servizio � iniziato e. bont� loro!, si mettono al lavoro.
Alle 8,00 arriva il ns cambio. Non siamo riusciti nemmeno a preparargli uno scherzo decente, ma c’ha pensato il destino, ovvero la nafta terminata nel pullman che li ha costretti, sotto un sole gi� caldo, a farmi un bel pezzo di strada a piedi con tutto il bagaglio. Tra loro ci sono molti volontari al secondo turno di servizio, che si atteggiano molto da "saputi". Gi� la mancanza di rispetto nei confronti dei kosovari in fila per la colazione mi smuove il nervoso, ma quando poi si mettono a fare colazione, doccia, passeggiare per il campo come se fossero in visita allo zoo, telefonate dal satellitare … beh, � il colmo! Continuo a chiedermi, ma certe persone son qui per fare un servizio o per farsi una vacanza a spese dello stato italiano, e poi poter dire "io c’ero"?!
Nel mentre del mio servizio mensa, arriva il capomodulo che mi dice di mollare tutto ed andare in ufficio. Gli rispondo per l’ennesima volta picche, ci sono decine di persone a passeggio, mentre siamo in tre a lavorare, non vedo perch� debba fare il doppio lavoro io! Gli dico che andr� in ufficio appena finito il servizio mensa. E cos� faccio. Alle 8,45 sono in ufficio, alle 9,30 ho finito tutti gli aggiornamenti. Arriva il mio sostituto mi dice che non c’� pi� bisogno di me perch� lui sa gi� tutto in quanto � al suo secondo turno, e la postazione l’ha configurata lui. Benissimo. Mi alzo, vado dal mio responsabile e lo informo che da questo momento il mio servizio al campo � terminato.
A pranzo vado al modulo Liguria, anche per cominciare a salutare i ragazzi di ICS in partenza. Il pomeriggio lo passo in tenda a chiacchierare con alcuni dei ns volontari, cominciando a tirare le somme di questa esperienza. Siamo pi� o meno tutti concordi, mettendo insieme tutti gli elementi non siamo granch� soddisfatti, in primis dell’organizzazione, praticamente assente, secondo per i cattivi rapporti venutisi a creare tra alcuni di noi, e terzo per il cattivo impiego del servizio di volontariato nel campo, davvero mortificato. L’unica nostra speranza, � davvero di esser riuscito a portare un minimo di calore umano, oltrech� una coperta, un piatto di minestra ed un po’ di soccorso medico, ai profughi. La serata si conclude con una serie infinita di spiacevolissime situazioni createsi con il gruppo dei ns sostituti, tant’e’ che per cena me ne torno al modulo liguria, dove ormai son rimasti solo i sette volontari molisani. Ed � un paradiso. Dopo quattordici giorni, ascolto per la prima volta il silenzio, posso chiacchierare a tavola con i miei tre compagni senza dover urlare per farmi sentire dalla persona di fronte, a fine cena resto seduto a fumarmi una sigaretta (mai successo prima!), e addirittura Enzo, il cuoco molisano, ci serve il caff� a tavola. Una vera goduria!
Ci intratteniamo per un po’, quattro di noi abruzzesi ed i ragazzi molisani, chiacchierando del pi� e del meno, e quando intorno alle 22,00 mi riavvicino al modulo abruzzo, scopro che non si sono ancora seduti a cenare. Tiro dritto, mi fermo un po’ a chiacchierare con un paio di volontari ed un paio di ragazze kosovare davanti le ns tende, e me ne vado a dormire.
La mattina successiva verr� a sapere che durante la notte, fino quasi le quattro di mattina, ne son successe di tutti i colori, finanche alcuni dei nostri che, esasperati dai continui scherzi e controscherzi, sono venuti alle mani, insultandosi pesantemente reciprocamente. Prima o poi doveva succedere, anzi, mi sembra ancora strano che non sia successo prima, visti gli animi e le tensioni createsi in questi giorni di convivenza.
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Valona, 4/7

Il giorno (direi, ormai tanto atteso) della partenza. Nonostante molti dei miei compagni abbiano tirato tardi, siamo tutti svegli di primissima mattina, grazie anche ad un volontario del nuovo gruppo che alle sei si � messo ad urlare la sveglia tra le tende.
In breve ci siamo preparati, scarsamente lavati (era finita l’acqua), ed approntati gli zaini. E’ il momento del commiato. La prima che � venuta a cercarmi � stata Saranda, che mi si presenta con un gran bel sorriso, ma che appena mi abbraccia scoppia a piangere, via via tutti gli altri, Syzana, Leo, Shera, quei pochi rimasti insomma. Anche loro prossimi alla partenza. La promessa � la stessa per tutti; ci rivedremo in kosovo. E non � detto che l’anno prossimo non mi faccia un turno di servizio nei campi di ricostruzione.
Alle nove partenza. Tutti sul pullman e ci avviamo in colonna alla sbarra; con noi viaggiano i mezzi delle regioni Marche e Piemonte, ed i volontari di Piemonte, Marche, Lazio, Veneto, Calabria. Ripartiamo in molti oggi.
Alla sbarra, il dramma. L’agente di polizia italiano ci ferma e ci chiede in quanti siamo e se con noi viaggiano albanesi e/o kosovari. Dichiariamo di avere con noi solo una ragazza kosovara, una interprete del gruppo. Ed il ns capo modulo dichiara il numero dei volontari in partenza, 38, ed i mezzi, un furgone. Non mi tornano i conti. Mentre salivamo sull’autobus, aveno notato una ragazza con la maglietta dei volontari della Regione Lazio che era salita con noi. Avevo pensato che fosse una volontaria che ripartisse con noi, cosi’ come tre nostri medici alcuni giorni prima erano ripartiti con i volontari delle Marche, e che questa cosa fosse stata decisa alla riunione serale dei responsabili di modulo (scoprir� poi che lo stesso pensiero lo avevano fatto tutti i miei compagni); ma se cos� era, perch� il ns responsabile non la dichiarava? Lo informo di quella situazione, e lo vedo sbiancare in volto. Non ne sapeva nulla. Identifica la ragazza e le chiede di scendere. Ad un controllo, si riscontra che era una albanese, probabilmente intrufolatasi la sera prima nel campo, che cercava di espatriare clandestinamente. Non facciamo in tempo a renderci conto della situazione, che l’interprete che ci accompagnava era gi� sparita di suo. La faccenda non � chiara, l’agente chiama il commissario che, verificata la situazione, decide di stendere un verbale da inoltrare alle autorit� competenti. Per farla breve, rischiamo di ritrovarci tra capo e collo una denuncia per tentata immigrazione clandestina.
Nel mentre di tutto questo casino, sentiamo delle sirene in lontananza. Veniamo circondati dal alcune jeep della polizia e da un mezzo dei vigili del fuoco. Scambio concitato di informazioni, ed i poliziotti ci intimano, urlandoci addosso, di risalire tutti sull’autobus. Gran confusione, ed alla fine riusciamo a sapere che, nemmeno venti minuti prima, qualcuno aveva rubato tutto il materiale, zaini personali inclusi, alla postazione dei vigili del fuoco. Passano minuti interminabili, chiusi in quell’autobus sotto un sole cocente, l’intenzione era quella di una perquisizione personale ed ai bagagli (e gia’ qualcuno dei ns comincia ad incazzarsi), alla fine � lo stesso comandante dei VF che, con un po’ di buon senso, ci lascia andare. Sarebbe stato davvero il colmo, dei volontari italiani che smontano dal servizio accusati di furto!
Attraversiamo la citt� sotto una scorta armata da far paura; il traffico davanti a noi veniva bloccato per permette il passaggio alla colonna senza interruzioni, davanti e dietro, polizia italiana, negli incroci pi� caotici lungo in tragitto, camionette dei mar� appostate. Una scena veramente da film, ma purtroppo era la realt�.
Alla dogana albanese, altro casino, con la differenza che vedere qui brutti ceffi armati di kalashikov urlare come matti cose incomprensibili non era proprio la stessa cosa che parlare con un, seppur incazzato, agente della polizia italiana. Dopo una ventina di minuti d’attesa sull’autobus (e stavamo arrivando quasi all’esasperazione), veniamo fatti scendere, passare tra un cordone di poliziotti albanesi ed italiani in fila indiana, contati come pecore, e fatti salire a bordo. Stesso trattamento a tutti gli altri volontari dopo di noi, i veneti e tutti gli altri. Siamo usciti dal cancello del campo alle 9,15, riusciamo a salire sulla nave intorno alle 11,30. Verso le 12,30 finalmente salpiamo.
Nonostante ci siamo portati qualche scatoletta dal campo, decidiamo che non � cosa, ed affrontiamo la spesa di un pasto al ristorante del traghetto. In convenzione per la missione arcobaleno, 15.000 lire a testa, men� fisso. Poca cosa, ma il pranzo era davvero un schifo.
Sono talmente stanco, e talmente teso, che non riesco proprio a rilassarmi un attimo, nonostante crolli dal sonno.
Verso le 16,30 lo squillo del mio cellulare. Siamo in ITALIA! Guardo il display, e mi appare la magica scritta BR-LE … era quello che aspettavo. Mi attacco al telefono e chiamo tutte le persone che mi passano per la testa, le sento ancora maluccio, ma le sento! Dio, come sono felice! Mi pare di esser tornato da un viaggio nell’inferno.
Alle 18,15 attracchiamo al porto di Brindisi, la polizia italiana, vedendo i distintivi della missione arcobaleno ed i documenti in mano, non fa tante storie e ci lascia passare in brevissimo tempo. Giuro che quando ho ritoccato terra, mi sono inchinato ed ho baciato l’asfalto! Quasi non mi pareva vero di esser tornato a casa.
Il tempo di aspettare lo sdoganamento del furgone, e ne approfittiamo per farci un panino al SALAME E FORMAGGIO al bar del porto, ed intorno alle 19,30 partiamo.
Sul viaggio in pullman c’� poco da dire, a parte che dopo la sosta per mangiare all’autogrill di Bari sulla A14, siamo praticamente crollati tutti. Il brutto � stato lo stillicidio di fermate, saluti, baci e abbracci, per lasciare di volta in volta i singoli gruppi, gissi, lanciano, casalbordino, ortona, pescara. Dopo di noi, teramo e l’aquila. L’appuntamento � per il 17 luglio, per una cena commemorativa. La promessa, almeno per alcuni di noi, � di rivederci l’anno prossimo in un "kosova lira", kosovo libero.
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