Sono sempre piu' convinto del fatto che la ricchezza della telematica stia nelle persone che popolano le reti, e non nella potenza degli strumenti utilizzati per collegarsi. Conoscere Roberto Mancin non ha fatto altro che confermare questa mia convinzione. Roberto mi ha raccontato delle sue attivita' all'interno della commissione disabilita' ed handicap dell'universita' di Padova, e mi ha fatto capire che la tanto osannata "multimedialita'" rischia di trasformarsi in una nuova barriera per chi non ha la possibilita' di utilizzare programmi che fanno utilizzo di suoni, colori, immagini, filmati e altri effetti speciali che a noi possono sembrare tanto carini, ma che rappresentano una nuova occasione di esclusione ed emarginazione per chi non puo' vedere o ascoltare .
Sempre grazie a Roberto ho scoperto che i calcolatori e le reti telematiche possono diventare, rinunciando allo standard multimediale, dei potentissimi strumenti di espressione e di comunicazione per persone che utilizzando computer e modem possono abbattere i limiti dovuti alla loro disabilita'. Grazie alla comunicazione elettronica con Roberto ho potuto conoscere quello che fa, come la pensa, le cose per le quali si impegna e lotta. Prima di conoscerlo personalmente non avevo modo di sapere se tutte queste cose le scriveva e me le raccontava da una carrozzina, da un letto o dal centro di calcolo di una universita', e sinceramente non mi importava nemmeno. Roberto e' anche un appassionato cacciatore di informazioni, e grazie a lui ho potuto conoscere i mille modi con cui e' possibile trasformare dei freddi calcolatori in occhi e mani che leggono e scrivono al posto nostro. Il riconoscimento ottico dei caratteri permette di "catturare" le parole da libri o giornali e trasformarle in voce sintetizzata o in caratteri su uno "schermo" braille, in maniera da scavalcare l'handicap che nasce dalla disabilita' visiva, e facilitare in questo modo lo studio e la lettura. Viceversa, chi e' impossibilitato ad usare la penna o la tastiera, puo' servirsi di programmi di riconoscimento vocale per fare in modo che sia il computer a trasformare la voce in lettere e parole sullo schermo.
Purtroppo quello degli utenti disabili non e' un mercato abbastanza ghiotto per spingere le industrie e le case produttrici di programmi a tener conto delle esigenze di chi non puo' usare un mouse o di chi non puo' vedere le "finestre" aperte sullo schermo del suo computer. Per questo motivo gli standard che si affermano introducono delle barriere tecnologiche di cui spesso non ci accorgiamo. Nel mondo dell'informatica e delle reti telematiche la partita tra disabilita' ed handicap e' ancora tutta da giocare. La disabilita' e' l'impedimento a fare alcune cose, e fa parte della natura umana. Tutti noi siamo incapaci di sollevare una tonnellata con una mano, alcuni non riescono a sollevare neanche pochi etti. Entrambi questi limiti fisici sono aggirabili, e fanno parte della natura umana. L' handicap e' la trasformazione del limite in una penalizzazione, in una svalutazione della persona.
Oggi l'informatica e la telematica offrono moltissime possibilita' di valorizzare persone disabili, che "in rete" sono difficilmente distinguibili dai cosiddetti "normodotati". Esiste tuttavia il rischio che questa possibilita' di superare la disabilita' venga trasformata in un nuovo muro tra chi puo' e chi non puo'. Le interfacce grafiche che a noi sembrano tanto comode possono diventare un grosso ostacolo per chi non puo' vedere la freccina del "mouse" muoversi sullo schermo. L'affermarsi delle interfacce tipo Windows e' stata l'occasione per la nascita di un handicap per i non vedenti, che sono stati i primi a fare uso di programmi di sintesi vocale e riconoscimento ottico dei caratteri per scavalcare la loro disabilita'. Con l'avvento dello standard GUI (Graphic User Interface) sono andati a casa molti lavoratori non vedenti che fino ad allora avevano potuto tranquillamente svolgere le loro mansioni utilizzando programmi di sintesi vocale. Se domani si affermera' uno standard per comandare a voce i nostri computer, ecco che anche chi non puo' parlare usando la voce verra' svantaggiato (handicappato) e gli sara' impossibile esercitare come tutti il diritto di essere un cittadino. La tecnologia deve servire a migliorare la qualita' della vita, non ad innalzare nuove barriere e nuovi steccati.
All'universita' di Padova Roberto e altri volontari stanno cercando di insegnarci qualcosa di prezioso, che puo' essere una grande opportunita' per tutti. Il computer e le reti telematiche si trovano ora su una sottile linea di confine. Da una parte c'e' la telematica degli standard, del mercato, di cio' che si vende di piu', che rischia di dimenticare o peggio di penalizzare persone che in altri contesti potrebbero essere una grande ricchezza per tutti. Dall'altra ci sono dei ponti tecnologici, c'e' la telematica a misura d'uomo, la telematica che permette di abbattere tutto cio' che ci separa dall'incontro con gli altri. E' importante che nel cosiddetto "cyberspazio" venga eliminato ogni ostacolo all'espressione e alla possibilita' di utilizzo delle comunicazioni in rete, ma perche' questo avvenga e' necessario introdurre una nuova cultura dell'handicap, e in questo l'universita' puo' giocare un ruolo fondamentale.
Sentiamo che cosa ne pensa in proposito lo stesso Roberto Mancin: "L'Universita' deve e puo' sviluppare conoscenze, competenze e cultura, ma non puo' certo sostituirsi allo stato che deve aiutare i suoi cittadini disabili nel raggiungimento della massima indipendenza partecipativa possibile. L'incoraggiamento deve essere soprattutto culturale piuttosto che economico ed assistenziale. Nelle case di molti disabili italiani ci sono gia' molti computer piu' o meno nuovi completamente inusati perche' mancano le motivazioni e l'accessibilita'. Ad un disabile non basta dare un computer, ma e' necessario che lui capisca perche' dovrebbe usarlo e come potrebbe farlo nonostante le sue menomazioni." Per realizzare questo "salto di qualita'" nel nostro approccio alla comunicazione e' necessario un grande lavoro di informazione e di documentazione, per sviluppare a partire da noi stessi questa "nuova cultura dell'handicap".
Per chi ha la possibilita' di dare uno sguardo in rete, esistono delle interessantissime pagine web curate da Roberto e dall'associazione "H2000", riportate nella raccolta di link contenuta in questo ipertesto. Su queste pagine web ci viene ricordato, tra le altre cose, il secondo comma del terzo articolo della costituzione:"Tutti i cittadini hanno pari dignita' sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni sociali. E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la liberta' e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del paese."
Carlo Gubitosa