Oct 22

Frankienstein

Category: vita

“Gli antichi maestri di questa scienza promisero l’impossibile e non giunsero a nulla. I moderni maestri promettono davvero poco; sanno che i metalli non possono essere trasmutati e che l’elisir di lunga vita è una chimera. Ma questi filosofi, le cui mani sembrano fatte solo per frugare nel fango, i cui occhi sembrano fissarsi solo sul microscopio, o sul crogiuolo, hanno compiuto miracoli. Essi penetrano nei recessi della natura e ne rivelano l’opera segreta. […] Hanno acquisito nuovi e quasi illimitati poteri, possono comandare il fulmine nel cielo, simulare il terremoto e prendersi gioco del mondo invisibile con le sue ombre.”

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Oct 12

Ordine

Category: sogni,tmrc,vita

httpv://www.youtube.com/watch?v=FzKgcVCeIlg

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Apr 18

articolo

Category: vita

trascrivo volentieri quest’articolo di Michele Serra, apparso sul Venerdi’ di Repubblica della scorsa settimana (9 aprile 2010)

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Nell’era della chirurgia plastica anche il disagio e’ un neo da togliere

Chi c’e’ dietro il dilagante potere delle case farmaceutiche? Ma e’ ovvio: ci siamo noi. Non siamo solo le vittime, non siamo solo i complici, siamo anche i mandanti della medicalizzazione della vita. Se ogni disagio diventa un insopportabile dolore, se ogni mancanza diventa una voragine nella quale temiamo di sprofondare, la nostra soggezione all’aiuto farmacologico, al sostegno psicologico, aumenta in progressione geometrica.

Accettare l’imperfezione, sopportare il limite, non sembra una qualita’ del nostro tempo. Peccato che niente sia piu’ vulnerabile (meno perfetto) dell’ansia di perfezione: ci rende insicuri, fragili e permeabili ad ogni speculazione sulla nostra fragilita’.
Se il timido, il nervoso, il troppo sensuale, il vivace si convincono della natura sindromica di un tratto della loro personalita’, ecco che aumenta a dismisura il target degli impasticcabili. In fin dei conti poter medicalizzare un difetto, o un ingrediente indigesto del nostro carattere, ci permette di estroiettarlo: non sono io, “quella cosa li'”, e’ un accidente, un’intrusione, un virus, un corpo estraneo del quale liberarmi.

Alla chirurgia di massa minaccia di sommarsi anche la smania di estirpare i difetti, veri o presunti, della nostra fisionomia psicologica. E la “personalita perfetta”, cosi’ come sortisce da questo quadro ossessivo, assomiglia molto al “volto perfetto”, prodotto dai bisturi: seriale, omologato, con i connotati individuali cancellati insieme alle rughe. Come se la scrittura della vita contenesse tali e tanti errori che e’ piu’ prudente, piu’ rassicurante azzerarla.

(Meglio non avere faccia che averne una troppo impegnativa, sembrano dirci i volti piallati di migliaia di signore. Qualcuno deve averle convinte che l’eta’ e’ solo una sindrome: il tempo e’ una malattia?)

Credo che “disagio” sia la parola chiave. Nei nostri anni ogni normale sottozero invernale diventa “gelo polare”, e ogni normale canicola estiva diventa “caldo record”.
E “Italia paralizzata dal gelo” e’ il titolo terrifico – e rituale – che accompagna il ritardo dei treni, gli ingorghi causati dalla neve, le astanterie che si affollano di anziani fratturati, insomma una straordinarieta’ cosi’ prevedibile da far parte, a pieno titolo, della normalita’.
Una specie di pigrizia nevrastenica (ossimoro) ci fa considerare inaudito e insopportabile qualunque intoppo, qualunque fatica straordinaria. Se ogni disagio diventa “emergenza”, ogni stato di malessere diventa “malattia”. E in un paio di generazioni siamo passati dal negazionismo bigotto (quando la depressione, lei si’ una sindrome in piena regola, era considerata un banale cattivo umore) all’estremo opposto: una credulita’ disarmata di fronte alla medicalizzazione di tutto.

Salutismo compulsivo e ipocondria di massa mi sembrano fortemente alimentati dalla dilagante incapacita’ (questa si patologica) di affrontare il disagio.
Non il dolore, o la tragedia, o la morte: il disagio. La normale fatica di convivere con ostacoli esterni e interni, intoppi sociali e privati.
Qualunque cosa che appartiene al corso quotidiano delle cose. L’abitudine alla nostra inadeguatezza, quel famoso “sapersi accettare” che a partire dal mondo classico e’ uno degli obiettivi della maturita’.
Suscita una ragionevole paura un mondo che crede di poter “guarire” da se stesso con una pillola, anzi con mille pillole per ciascuna delle mille inquietudini che ci fanno compagnia.
Fa paura perche’ e’ – soprattutto – un mondo immaturo, non adulto.
Suggestionabile. Continuamente bisognoso di una “guida” esterna.
Il miglior mondo possibile per chi vuole vendere non solo pillole, ma tutto il vendibile.

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Mar 13

questo giorno (13/3/2010)

Category: vita

che poi, in realta’, e’ il giorno prima di.

sembra un giorno particolare. come ho cominciato la giornata?

mi sono svegliato e ho fatto colazione. nel durante, ho proseguito ovviamente il mio Progetto.

cos’e’ questo Progetto? e’ un parto della mia ipocondria, credo.

un bel giorno mi sono messo in testa di riascoltare tutto cio’ che avevo in camera, e tutto cio’ che avevo sul computer in mp3.

tutto. proprio tutto. cassette, cd, etc..

perche’? mi rompeva un po’ l’idea di “avere” delle cose ma di non averle usate.

un po’ quello che penso delle decine e decine di libri che ho in giro per casa.

non andrebbero sprecati!

e cosi’ mi sono detto: ok, da oggi (era Settembre) ascoltero’ tutto, cosi’ come si trova.

in ordine di posizione per le cassette e i cd, e in ordine alfabetico per la roba che e’ sul computer.

da circa 1 settimana ho finito di ascoltare le cassette. a spanne, circa 200.

non so come, ma tra le cassette ce n’era finita una diciamo.. particolare.

sul lato A c’era un software, roba del Commodore 64.

Ma io non ho ceduto. Ho ascoltato circa 20 minuti di rumori e suoni tipici di quando si metteva una cassetta del commodore sullo stereo (come non provarci?).

Ad un certo punto, lo giuro su quello che volete, cambia lo scenario.

Si sente una voce di donna. Lipperli’ ho immaginato che fosse una conferenza, oppure una guida turistica che spiegava cose a persone.

Si sentiva anche un certo “riverbero”.. tipo aula, salone.

Dopo un po’ comincio a sentire e distinguere bene anche le parole. E ho capito che era una lezione di italiano. Era forse una registrazione di mia mamma a scuola? La voce non sembrava..

E poi ho capito. Era un nastro che avevo fatto io, un giorno del primo liceo, quando ho portato nello zaino il registratore. E poi si sente la campanella. E poi un casino tipo “tumulto degli schiavi liberati”, e poi il tragitto di ritorno verso casa.

E si sente la voce di R., che a un certo punto canta una canzonaccia “…c’e’ chi le chiama baldracche…” – e poco piu’ avanti mi propone di mettere i soldi insieme per compare un mixer. Altri tempi

In un’altra cassetta ho beccato invece una cosa ancora piu’ miracolosa: una registrazione di quando avevo 6 anni, e stavolta a premere “REC” non ero io, ma mia madre, che mi fa un’intervista.

Mia mamma mi chiede se voglio bene a tutti i parenti, uno per uno.

e io rispondo: “si.. la zia.. mia piace” – “si .. tu mi piaci, mi piace la tua bocca rosata” – “tu e papa’ e la stanza del matrimonio” (alias la camera da letto).

e poi c’e’ un’intervista a me e ai miei cugini. mia mamma intervista prima Paola, poi Marisa e poi Matteo. poi arriva a me e io.. con voce singhiozzante, dico “mi sono stufato.. voglio morire”. all’eta’ di 6 anni. altro che questi cazzo di EMO che vanno in giro adesso!

tutto questo per farvi capire che.. il Progetto ha avuto la sua ricompensa. andava fatto.

quelle cose andavano riscoperte (immaginate la gioia di mia madre nel risentire quella registrazione).

ok andiamo avanti.

poi sono andato a trovare F. e D. al loro negozio, e ho portato loro un regalo: una confezione da 16 di pocket coffee.

ci sono andato a piedi, mi faceva piacere camminare. dopo tanto stare seduti..

abbiamo parlato un po’, c’era la proposta di andare in un nuovo locale sulla via Vestina. io ho detto che ci pensavo.. ma avevo praticamente gia’ il mio programma: sto a casa e mi guardo Lost 6×06 by verzaverde.

poi F mi ha riaccompagnato a casa.

a pranzo mi sentivo molto stanco. sbadigliavo sempre. e mi sentivo un po’ preoccupato..

non mi andava tanto di farmi un caffe’ perche’ avevo gia’ preso un pocket coffee  un’ora prima (………… non ridete).

alla fine ne ho bevuto un po’. e sono andato alla CGIL, dove c’era la penultima lezione del corso su Linux del Pescaralug

pierpaolo mi ha visto e mi ha detto “che hai fatto? ti vedo strano..”

MAI DIRE UNA COSA DEL GENERE A FRANCESCO POLITI

poi mi sono visto con M. e si e’ parlato un po’ dell’ansia etc… Non mi piace la soluzione di M.: ha a che fare con i farmaci.

io non voglio i farmaci. o meglio: sono una soluzione temporanea.

io voglio capire e spiegarmi perche’, ogni tanto (ma direi spesso), devo subire quei 20 minuti di sensazione di pericolo… che non mi fanno godere la vita, che mi fanno sembrare qualsiasi cosa una prova insormontabile.. andare alle prove, andare a cena fuori, etc..

dov’e’ “la mia antica convinzione di forza”? (cit.)

poi sono stato  a Nuvola Rossa, con gli amichetti del computer.

ho offerto un giro a tutti. per me, stare con gli amici del computer e’ stato sempre diverso.

voglio dire.. io sono pigro per gli spostamenti in generale. gia’ se devo andare a casa di qualcuno a cena mi rompo le palle solo all’idea.

pero’, quando si tratta di muoversi con loro per andare da qualche parte.. anche “lontano” (es. all’hackmeeting a Napoli 🙂 .. niente.. come se esistesse il teletrasporto: non mi pesa  per nulla.

secondo me e’ perche’ si da’ per scontata una ben determinata serie di dinamiche interpersonali, in cui sostanzialmente ci si lascia molto spazio, senza troppi problemi.

questo e’ bello, molto.

poi.. sono stato al negozio “La foglia”, in via del santuario, dove lavora il mio amico Stefano.

di default sarebbe un negozio di intimo per donna. oggi invece li’ c’era un aperitivo-inaugurazione di una mostra.

esponevano diversi artisti, che hanno fatto le cose piu’ disparate, tra cui le buste regalo con i disegni sopra.

prima di andarci avevo chiamato F , le ho detto se voleva raggiungermi li’ ma non poteva.

mi ha ridetto che sarebbe andata con D. in quel locale.. io ho detto che ci pensavo..

li’ a “La foglia” ho visto L, che ho conosciuto quest’estate.

lo avevo contattato perche’ avevamo bisogno di qualcuno che ridesse una pittata alle pareti di casa nuova, ossia buenRetiro.

l’ho incontrato un paio di volte. un tipo molto tranquillo. poi alla fine io e Mauro abbiamo deciso di fare da noi, il che e’ stato bello.

oggi insomma ho rivisto L.

lui mi stava davanti, e parlava al cellulare. poi ha finito la telefonata.

io gli ho detto  “scusa.. ho origliato.. hai detto che a mezzanotte fai il compleanno?”

“si”

e ci siamo abbracciati. chi l’avrebbe detto, nati nello stesso giorno.

dopodiche’ ho richiamato F, le ho ruttato al telefono, e le ho detto “fanculo, vengo pure io al locale”.

sono tornato dai miei, per cena. mia madre, stessa cosa: “ti vedo un po’ sbattuto”.

io ho detto “sara’ la birra..”

papa’ e’ entrato qui in camera, mentre ascoltavo un cd (sempre Progetto eh!).

di solito e’ una musica molto lontana dai suoi gusti.. non mi ha mai chiesto informazioni.. oggi invece si’.

stavo ascoltando i Mogwai.

CAZZO e’ gia’ arrivata F.
non rileggo nulla, pubblico cosi’ com’e’.

le diro’ se mi accompagna al bancomat. devo fare una ricarica sul cell.
vorrei chiamare trolls in Brasile per farmi dare gli auguri :**

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Jan 17

sogno

Category: sogni

mi sono svegliato circa 15 minuti fa, dopo questo “incubo”.
sono rimasto a letto per diversi minuti, nel dubbio: “che faccio,
mi rimetto a dormire, col rischio che poi mi dimentico tutto, o mi alzo
e lo scrivo da qualche parte?” – e cosi’ eccomi qua.

sembrano diversi sogni insieme.

il primo riguarda un viaggio. io che ero partito per 6 anni, ed ero andato
in India (o un posto esotico simile). Credo che sulla scelta della location
sia stato influenzato dalla visione di Rambo stasera (l’ultimo “Rambo”,
che in realta’ si svolge in Thailandia).

nel sogno ricordavo il viaggio fatto da Semola e Aguz (che credo siano stati
proprio in India).

in questa parte del sogno, c’e’ finita anche un’immagine: di una persona
che sta su una barca a vela, una grossa vela, e si fa scivolare giu’ lungo
questa infilandoci un paio di coltelli.. come faceva “Slot” nel film
Goonies.

poi, senza uscire dal sogno, una strana scena.
io ero davanti ad un monitor, in cui c’erano due quadranti rettangolari, orizzontali.
questi quadranti descrivevano la posizione di 2 aerei che si dovevano abbattere tra
loro con dei missili.
il quadrante lampeggiava quando uno dei 2 aerei si trovava in una posizione “buona”
per essere colpito.
qui credo invece che c’entri la visione di Tuono Blu su LA7 oggi pomeriggio.
era da un po’ che aspettavo di rivedere questo film.

la differenza e’ che ogni tanto sul quadrante compariva la scritta “FACEBOOK”
e mentre l’aereo si trovava in quel tipo di aerea, non poteva essere colpito.
l’aereo nemico era pilotato da un mio amico, Angelo C.

sempre in questa parte del film, mi ritrovavo a camminare lungo una spiaggia.
il cielo era nuvoloso.. grigio.. post pioggia.
lungo la spiaggia (sempre in India o simile) c’erano altre persone che camminavano,
le sentivo parlare.
sul cielo, nel frattempo, vedevo sfrecciare altri aerei, di diverso tipo,
legati al discorso dei “quadranti” di cui sopra.

una coppia stava parlando del fatto che loro potevano permettersi di raggiungere
questo luogo in poche ore, perche’ potevano permettersi di pagare il costosissimo
biglietto dell’aereo (credo che partissero del Canada o dalla California).

poi c’e’ il momento in cui io ritorno a casa, a casa mia a Pescara.
ritrovo mia madre, ci abbracciamo.

andiamo in camera da letto (“la stanza del matrimonio” come dicevo da piccolo)
e noto che c’e’ ora un letto a 1 piazza, e c’e’ il piumone di Snoopy che adesso
uso io.

mamma mi dice che adesso lei e papa’ non stanno piu’ insieme, che lo shock
della mia assenza per 6 anni era stato troppo grande.

lei cmq telefona a papa’. le dice che sono tornato. papa’ e’ contento.
mamma le chiede di tornare a casa, o di far venire Zio Pierino stasera
in modo “che Francesco non dorma da solo”.

poi mia madre mi spiega che.. il matrimonio non era stata una scelta di cui era
convinta. si era sentita costretta dai parenti, dalla situazione..e ora
che io, che ero il “collante” me n’ero andato.. loro si erano divisi.
ma rimasti in buoni rapporti, mi sembra.

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secondo sogno.
credo di trovarmi a Roma, in una specie di bar.
sono nel retro, con altre persone.
ad un certo punto entra un tizio, e chiede se qualcuno ha una Citroen
parcheggiata male in via …. “XXXXXXX”.
non ricordo il nome della via, ma mi ricordo che suonava ambiguo, cioe’
non si capiva se XXXXX era l’aggettivo o il nome della via.

come se avesse chiesto “e’ vostra la Citroen parcheggiata in via
Parallela?”

io, nel dubbio, mi alzo e vado a vedere.
a questo punto mi “trasmigro” in un signore anziano.
praticamente la via era in realta’ una via in salita, una lunga
scalinata, stretta. tipica di un paesino abruzzese.
io mi trovavo ai piedi di questa scalinata, e tenevo
un cavallo al guinzaglio.

dovevo risalire e raggiungere la Citroen, per spostarla.

allora inizio a muovermi col cavallo.
poi penso che .. devo “fare male” in qualche modo al cavallo,
perche’ lui stava salendo troppo velocemente, e io invece
volevo dare l’impressione al tizio che aspettava che muovessi
la macchina, che eravamo entrambi in difficolta’ (cioe’ sia io
che il cavallo).

cosi’ tiro’ un po’il cavallo e lo faccio scivolare un po’ su
un gradino, cosi’ lui si sloga una zampa.

mentre sto per raggiungere la Citroen, viene in senso contrario
un signore con un cane.
cane e cavallo si attaccano. il cavallo uccide il cane.
e poi attacca, davanti ai miei occhi, anche il signore, sui 50
anni.. vestito con jeans, giacca di jeans, occhiali, un po’
ciccione, somigliava un po’ a Andrea Braido.

a questo punto mi “rifugio” dentro una casa.
sembra di essere in un laboratorio segreto negli anni ’70
c’erano computer, armadi, stampanti.
il tema di fondo e’ una sorta di esperimento fatto sugli umani,
un “liquido” o simile che veniva dato agli umani, per poi
trasformarli.

il cavallo infatti, era un umano, si era trasformato tempo
prima dopo aver bevuto il liquido (ma la cui “ricetta” era
sbagliata).

infatti il cavallo, che a tratti appare come un grande cavallo
con gli occhi rossi (e che parla) a tratti come un signore
vestito con giacca e pantaloni color kaki) mi insegue per la
casa e cerca di uccidermi, ritenendomi non so perche’ responsabile
di queste “versioni beta” di questo liquido.

mentre scappo per la casa, passo vicino a una radio, in cui sento
la mia voce che parla.
capisco che era come se io, all’epoca della registrazione, ripetevo
piu’ volte il messaggio per essere sicuro che chi ascoltava aveva
tempo di trascrivere il numero di un conto bancario: 401517.

lo scrivo su un postit giallo (di quelli moderni insomma)
poi trovo una specie di pistola, con sotto una grossa ampolla
trasparente, contenente un liquido giallo.
sembrava una pistola con sotto attaccato uno di quei cosi
antizanzare.

sparo contro il cavallo, ma non muore. continua ad inseguirmi.
e mentre cerco di aprire, col calcio della pistola, uno dei
tiranti che blocca il portone, mi sveglio.

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Dec 18

Prefazione

Category: tmrc,vita

..diAnna Rambelli, all’opera “Appunti di informatica libera” di Daniele Giacomini

Finito il regno della meccanica, inizia il regno dell’informatica. Voglio fare una riflessione che possa servirti da incitamento e da incoraggiamento per elevare il tuo animo, per approfondire il culto della scienza. Io intendo «la scienza» quel sapere che mai, per nessun motivo, ti porta lontano da ciò che sono i principi elementari e di base della persona e che mai vanno contro a ciò che io intendo «dignità» dell’uomo.

Il libro non vuole essere solo uno strumento meccanico. Aggiungi a tutto questo sapere il calore di un sentimento, di una comprensione che ti porti al di sopra di ogni bassa intenzione.

L’umano vivere è così semplice che di fronte all’evoluzione dell’informatica, potrebbe anche essere soffocato e imprigionato da questa enorme invenzione che proietta il tuo pensiero verso mete e orizzonti così vicine e nello stesso tempo così lontani. È cosa meravigliosa tutto questo e tu cerca di viverlo con accortezza, ma sempre con la precisa intenzione che i tuoi piedi appoggiano sulla terra. Non permettere al tuo pensiero di allontanarti troppo da questa realtà. L’informatica potrebbe prendere il sopravvento e portarti lontano dalla tua identità e dal tuo essere morale. Non permettere che questo ti nuocia procurandoti un’insensibilità e un’incapacità a dialogare con il tuo simile. Il silenzio che regna tra la tua persona e la macchina che ti sta di fronte non può diventare il silenzio della tua vita. Ricorda sempre che la comunicazione di cui hai bisogno e di cui la tua anima necessita, è non solo verbale, ma soprattutto è fatta di sentimenti e di emozioni.

Mi meraviglierei molto se tu, uomo di sapere e di sapienza, ti lasciassi andare a questi automatismi senza usare anche la tua anima. E sarei molto incredula se qualcuno mi dicesse che questo sistema di comunicare, l’informatica, ti portasse a quella schiavitù che i tuoi avi sono riusciti a debellare con il sangue e con la sofferenza. Ma questa, sappi, che sarebbe una schiavitù alla quale non potresti mai ribellarti, perché tu stesso l’hai creata, imbalsamando il tuo pensiero, la tua anima e le tue emozioni nell’involucro del tuo corpo.

La storia porta continuamente esempi di rivoluzioni nel campo delle invenzioni e delle scoperte. Anche questa si può considerare un’era nuova. Questo inizio di secolo racchiude delle innovazioni molto tecnologiche che fra qualche anno, sicuramente, avranno capovolto il modo normale del vivere. Sta sempre nell’intelligenze e nella capacità intuitiva dell’uomo usare questa rivoluzione informatica per un uso costruttivo ed equilibrato. È facile che questa nuova tecnologia possa sfociare in situazioni estremamente pericolose.

Nell’uomo è sempre presente la scintilla della ricerca e del desiderio di scoprire tecnologie o sistemi nuovi in tutti i settori, per poi migliorare sia il tenore di vita, sia l’insieme dei sistemi economici. Questo rientra nel progresso, nell’evoluzione umana. La tua attenzione per questo nuovo mezzo, deve prima portarti a fare una piccola riflessione, in modo da usarla per diminuire la tua fatica, ma nello stesso tempo per affinare le tue capacità personali; intendo con questo i tuoi principi, la tua morale e soprattutto la tua identità.

L’informatica serve per aumentare tutte le risorse a tutti i livelli, ma ha un grosso limite che tu devi considerare e di cui devi renderti conto immediatamente. Altrimenti, se ti lasci dominare e se ti lasci prendere dal fanatismo e dall’euforia di questo, rischi di inaridirti, di perdere la dignità dell’essere umano che ha una personalità, dei sentimenti e una morale. Questa è la cosa più importante, per cui ti devi impegnare a far sì che questa macchina non prenda il sopravvento sul tuo tempo e non ti faccia diventare schiavo e dipendente.

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Dec 13

ibbbba

Category: musica

Una registrazione di diversi anni fa. Meno di dieci, comunque 🙂

Puo’ essere considerato un episodio di “xenocronia“, per dirla con Zappa.

E’ una tecnica, inventata da Frank Zappa, che consiste nel fare un collage musicale di parti suonate in contesti diversi, per ammirare poi come il tutto suoni voluto, particolare.

Nel mio caso si tratta di 2 tracce di chitarra (ho usato la Ibanez, da cui il nome dell’mp3), registrate una dopo l’altra, sempre nella mia cameretta.

Parlo di xenocronia perche’ quando ho registrato la “base” (ossia la parte di chitarra che inizia, e poi continua per tutto il brano), non avevo in mente una vera e propria struttura.

Avevo solo voglia di andare di getto, come si dice.

2 accordi, Sol e Fa se non erro, suonati per un paio di minuti.

Poi ho registrato la seconda chitarra, quella solista diciamo.

Qui invece avevo in mente un’idea precisa: il ritmo. La voglia di perderlo, per l’esattezza.

Pochi minuti prima stavo pensando infatti che il tempo, inteso come “rispettare il ritmo”, era un fattore schiavizzante.

Io ho sempre dovuto faticare per andare a tempo.

In quella occasione ho voluto provare a suonare liberandomi totalmente dall’idea di un metronomo immaginario a cui obbedire. Infatti, si sente che galleggio sul ritmo, come dicono i jazzisti 🙂

La cosa che mi sorprende e’ che sembra un pezzo composto, preparato a tavolino; tutti gli incastri che vengono fuori, invece, sono frutto di un collage non studiato.

Sono contento di questo brano. Per me rappresenta un raro momento in cui ho veramente scollegato la razionalita’, e ho lasciato fluire le dita sulla tastiera.

Chi mi conosce e sa come suono, dovrebbe notare che c’e’ qualcosa di insolito nel modo di suonare..

Spero che vi piaccia :*

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Nov 19

Alessandro

Category: vita

Ma ci sono pensieri che non riesce a trattenere
Ci sono pensieri che lo fanno sentire
come se andasse a tutta velocità in un tunnel
in equilibrio sopra un’asse di legno che corre su due rotaie
Lo fanno restare senza fiato

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Aug 19

testa fra le nuvole

Category: vita

non credevo che sarebbe successo, e invece.. 🙂

ops

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Aug 17

donne

“..loro cercano solo di valutare più informazioni possibili su di voi: se vi fate rispettare, se siete simpatici, quanto agio avete in tasca e quanto in banca; se siete degni di passare una serata in società, se potete domesticamente rilassarvi su una sedia a dondolo bevendo un bicchierino, vestiti come un fottuto marito capace di garanzie. Cercano di capire se danneggerete o no gli equilibri di cartoncino con le loro amiche, se sarete abbastanza bravi a prenotare tavoli ai ristoranti, se farete il muso le sere che non desidereranno la vostra superba intimità, se le farete sentire colpevoli, oppure le esplorerete piano, finchè non saranno loro a supplicarvi per un pò di sesso forte da raccontare alla parrucchiera, o all’amica del cuore.”

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