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Intervista a Frank Zappa, Chitarre (n. 73, Aprile 1992)
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Chitarre: Eppure tu mostri ancora dei segni di fastidio nei
confronti di un sistema che, tutto sommato, crea musicisti in grado di
affrontare le tue richieste da "direttore d'orchestra". "Yo Cat", da
Mothers Of Prevention, suggeriva che forse la meccanicizzazione degli
studi di registrazione rappresentava una giustizia poetica per quelle
persone non musicali e cretine, ma che sapevano leggere la musica.
FZ: Beh, un pezzo come "Yo Cat" va oltre un cretino che sa leggere la
musica. Uno yo guy appartiene a una di quelle specie di tipi che sono
spuntati negli studi di Hollywood con una mentalita' da serie A. Sono
sicuro che cose del genere succedono anche a New York: un gruppetto di
gente si becca tutto il lavoro, questa e' la serie A. E fanno session
tutti i giorni, anche tre volte al giorno, fino a scoppiare. Alla fine
uno si deve chiedere: "Era musica?", "Gliene fregava qualcosa?".
Ch.: Punti il dito su Berklee, in quella canzone.
FZ: Beh, guardiamo alle motivazioni per andare a Berklee: ci vai per
diventare un musicista, perche' ami la musica o per ottenere altri tipi
di credenziali? "Sai, sono stato a Berklee, so suonare veloce! Questo
vuol dire che rimediero' dei turni in sala d'incisione". E allora? A me
piace la musica, mi piace come forma d'arte vivente, che respira, sia
che tu la faccia a casa con la tastierina Casio, con macchinari
elettronici o con una band. Mi piace l'idea che gli esseri umani
possano creare della musica. E quando la prendono sul serio - quando
sono interessati alla musica piuttosto che alla carriera, alla fama o
al playback - allora diventa una cosa serissima. E io odio la gente che
va contro tutto questo. La odio davvero. Non metto sotto accusa Berklee
perche' produce gente che ha tecnica; tutto cio' che dico e': a che
cosa servira' poi questa tecnica? Perche' la gente va a Berklee?
L'unica buona ragione perche' una persona debba fare una cosa e' che la
faccia bene, non solo per i soldi, o per avere fama, non solo per
ragioni del cazzo. E sia che tu vada a Berklee, a Juilliard, o che tu
vada a lavorare part-time da un benzinaio per poi esercitarti a casa,
se la motivazione e' suonare musica con la M maiuscola, qualcosa che fa
parte della tua personalita', che contribuisca al mondo assoluto,
globale della musica, allora e' una buona cosa. Il business
discografico non e' una buona cosa. Il business delle tournee non e'
una buona cosa. Il business dei premi musicali televisivi non e' una
buona cosa: e' merda, e io la odio. Sfortunatamente, come direttore
d'orchestra, ho a che fare con gente che entra nel mio gruppo e lo usa
come credenziale, per fare una tournee con me e poi dire: "Sono stato
nel gruppo di Zappa". Un po' come una credenziale di Berklee. Beh, che
gli vada sempre meglio, se serve a procurare lavoro, e' un bene, ma e'
triste. Io lo vedo con quello che sta facendo adesso mio figlio
Dweezil: ha fatto uscire un buon album, e' un buon musicista, ama
davvero la musica, ma sta scoprendo, come ogni giovane, che cosa vuol
dire veramente lo show business. E' deprimente.